Giada
Giulia Pucci (Ginevra, 1974; vive
a Torino e Londra) vuole mettere in scena ed esprimere il disagio che deriva
dalle pulsioni di distruzione che caratterizzano il nostro mondo. Tali pulsioni
investono la vita dell’uomo nel suo complesso e possono essere causa di
profonde sofferenze psicofisiche.
L’artista
procede con un approccio delicato e intimista, che non rinuncia però a una
comunicazione diretta. Si tratta di rappresentare un disagio strutturato e
risalente agli strati reconditi della psiche, un dolore profondo e quasi
immanente, per cui la scelta di una modalitĂ comunicativa non urlata risulta
funzionale a una discesa in un’interiorità che cela il proprio dolore in
profonditĂ .
Su
due pareti della galleria, contrassegnate da una campitura uniforme poligonale
di colore, si fronteggiano due dittici, ognuno dei quali è costituito da due
scatole cubiche di legno con una faccia trasparente, grazie alla quale è
possibile vedere al loro interno: in una vi è un disegno, nell’altra un
modellino di cartone di un’abitazione che pare essere crollata.
I disegni dei
due dittici rappresentano una sorta di progressione del dolore: nel primo
dittico troviamo un corpo nudo di donna sopraffatto dalla sofferenza che sembra
perdere sangue, nel secondo un disegno simile, ma qui l’angoscia e la
sopraffazione psichica hanno raggiunto il loro culmine ed ecco che il disegno è
posto in orizzontale, schiacciato per la sua metĂ da una parete di cartoncino
posta su un asse obliquo.
Le
altre pareti ospitano una sequenza di sette scatole che contengono ognuna una
testa fatta di carta, quasi si trattasse di origami. Le strisce di carta
vengono lasciate sovrapporsi l’una sull’altra con una casualità programmata a
formare queste teste, ognuna delle quali presenta un’espressione differente.
A
loro immagine e somiglianza è il
titolo del testo che costituisce di corollario della mostra. Si tratta di una
raccolta di parole chiave per la comprensione delle opere, con le relative
definizioni tratte dal vocabolario: comporre, compostezza, conveniente,
convenienza; decente, decenza; déco, decorare, decoro; distante, distanza,
distare; grazia, ornamento, ornare.
Queste
parole rispecchiano il carattere formale e materiale delle opere e possono
rinviare alla delicatezza del disegno e della carta, ma nel medesimo tempo
sembrano alludere ad alcuni di quei concetti attraverso i quali la societĂ nel
suo complesso esercita una forma di controllo sull’individuo. Coloro che
possiedono il controllo delle norme che regolano questi criteri determinano una
serie di modelli dominanti che rendono gli altri individui “a loro immagine
e somiglianza”, esercitando una
forma di omologazione coercitiva che diviene una possibile fonte di sofferenza
per chi la subisce, causa di pulsioni distruttive.
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L’artista
a MiArt 2008
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matteo
meneghini
mostra
visitata il 26 maggio 2010
dal 20 maggio al 2 luglio 2010
Giada Giulia Pucci –
009_010
Artopia
Via Lazzaro Papi, 2 (zona Corso Lodi)
– 20135 Milano
Orario: da martedì a venerdì ore
15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 025460582; ritaurso@tiscalinet.it; www.artopiagallery.it
[exibart]
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