Una mostra felicemente concepita e ben organizzata, che illustra e omaggia l’amore di Giovanni Testori per le opere dell’Espressionismo europeo degli anni Ottanta, e il suo impegno per diffondere questa corrente artistica in Italia. Accanto ai dipinti dei maggiori esponenti, scorrono le parole appassionate di Testori che, in qualità di critico del Corriere della Sera, descrive con toni poetici e talvolta in versi la ricerca e lo stile degli artisti presentati. Così per esempio Varlin sente “una chiamata all’esecuzione capitale”, “l’infinita atrocità martirizzante dell’infinita bellezza”. Il nostro Paese in quegli anni faticava ad accettare quest’arte così scomoda, che a ogni sguardo ricorda l’assurda tragedia dell’esistenza e le miserie dell’uomo, ma il sostegno dello studio risulta certamente determinante per la loro affermazione.
L’esposizione, a cura di Mimmo di Marzio, si sviluppa per aree geografiche: Germania, Svizzera, Austria, Italia. Testori viaggia molto intuendo come in quegli anni il centro dell’arte nuova si stia spostando da Parigi a Berlino e conosce i nuovi nomi che tanto lo affascinano presso la Galleria Cannaviello di Milano, dove vengono già proposti al pubblico.
La pittura che sostiene Testori è fatta di cromatismi accesi, pennellate violente su tele immense, dove campeggia spesso un uomo tragico e inquieto, figlio del suo tempo e delle metropoli moderne, ma anche del passato (gli omaggi a Goya di Varlin) e del futuro (“Cucchi sembra ripescare dal fondo delle più antiche notizie che riguardano l’umana storia, l’assolutamente ignoto che il futuro sta preparando”). Il critico lavora per i Nuovi Selvaggi con Rainer Fetting, che nel 1990 gli dedica uno splendido ritratto, presente in mostra, di cui sono documentate le diverse fasi della realizzazione attraverso scatti fotografici. E poi Karl Horst Hödicke, il professore del gruppo, “un espressionista senza più espressionismi”, al quale purtroppo non riesce a dedicare un libro perché stroncato dalla malattia e Bernd Zimmer; quindi l’austriaco Sigfried Anzinger e gli svizzeri Willy Varlin, Martin Disler e Samuele Gabai. E ancora i “Nuovi ordinatori”, dalla tecnica maggiormente raffinata, con Hermann Albert, Thomas Schindler, Peter Chevalier e i colossi di Karl Klaus Mehrkens. In Austria, invece, autori più attenti alla forma e alla composizione, come Herbert Brandl, Gunter Damish, Hubert Scheibl, Arnulf Rainer e Joseph Kern, tanti di questi legati in Italia al gallerista Emilio Mazzoli. Nel gruppo anche Maria Lassnig, l’unica donna. Nel nostro Paese, Testori segue gli sviluppi artistici del nipote Giovanni Frangi, interprete del paesaggio delle periferie metropolitane, della malinconia della sua Milano, fatta di “cieli incendiati”, che realizza le copertine degli ultimi volumi dello scrittore, come In exitu, Alessandro Verdi, che lavora sui buoi squartati alla Soutine; Velasco Vitali, figlio di Giancarlo, pittore già amatissimo dal critico, che dipinge opere “senza cronologia e temporalità”, come “nel silenzio di uno sterminato ghiaccio”. Tra questi anche Emilio Cucchi, che poi entra con successo nella Transavanguardia.
vera agosti
mostra visitata sabato 5 ottobre 2013
dal 2 ottobre al 3 novembre 2013
Milano Vienna Berlino. Testori e la grande pittura europea
A cura di Mimmo di Marzio
Organizzata dalla Provincia di Milano, con il contributo dell’associazione Giovanni Testori
Spazio Oberdan
Viale Vittorio Veneto 2, Milano
orari: 10-19.30
(martedì e giovedì fino alle 22)
lunedì chiuso
Info: tel. 02 7740.6302