Globale nella visione: alla sua prima apparizione italiana,
presenta una variazione su quel tema dello status symbol che ha contraddistinto
ad oggi tutta la sua indagine; passando dalle divagazioni sull’immaginario
femminino ricondotto a quarti sul banco della macelleria, arrivando alle erezioni
meccaniche di carrozzerie lucenti, al machismo dell’auto potente, della virile
estensione futurista dell’uomo nella macchina, miraggio che dalla favela alle
nebbie della Brianza fino al gangsta style dei ghetti Usa focalizza un sistema
valoriale popolare universale.
Locale nel percorso di una tecnica che guarda a quella
che non puoi non riconoscere come un’attitudine “nazionale”, quasi una scuola
informale e indipendente nei rapporti e nelle discendenze: figurativo selvaggio,
gestuale; smalti e colature, un dominio della figura così profondo, nella sua
essenza, da permettersi giochi di divagazioni prospettiche, piegature di carni e
lamiere. Con risultati che, senza andare troppo indietro con il tempo, puoi
avvicinare per barbara immediatezza a certi lavori di Hödicke.
Potremmo dunque dire, in una
parola: glocale.
Suona quasi come una
micro-retrospettiva – appena dieci pezzi, solo uno “datato”: gli altri sono tutti
produzioni dell’ultimo anno – il saggio di un percorso che anche con gli ultimi
lavori sa tenere vivo il filo di un viaggio consapevole nell’espressione di un
linguaggio di grande aggressività. Archiviata la serie di Urban forniture e Vehicle
truck, messo da parte l’interesse per l’oggetto e la situazione da vita
quotidiana piccolo borghese, ecco come ci si perde – senza facili moralismi –
nel nichilismo del binomio lusso-lussuria. Opere grandi, quasi vittima di
gigantismo: una cifra stilistica che riporta al successo ottenuto nel 2009 a
Basilea con al presentazione, ad Art
Unlimited, delle 24 tele che ritraevano facce di container, nella
simulazione evocata della partenza di una nave.
Modelli tratti “dal vero”, là
dove il vero è un cartellone pubblicitario o l’immagine scaricata da internet;
splendida la resa della modella abbandonata sul divano di una réclame di Vogue, qui ricostruita con le pennellate
secche e precise di una tavolozza minima; quasi i colpi sulla tela fossero
quelli messi a segno sul ring da un campione dei welter.
Micky Mouse e una Ferrari;
occhiali da sole di marca e la prodigiosa Lamborghini Diablo donata alla
Stradale per scorrazzare sulla Salerno-Reggio Calabria: riferimenti incrociati
all’insegna del “tutto il mondo è paese”, di una beffarda ricostruzione di un
universo culturale sempre più asfittico. La boccia di vetro con troppi pesci e
il bambino viziato di turno che insiste, per gioco, a buttare dentro mangime.
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mostra visitata il 17 gennaio
2011
dall’undici novembre 2010 al 20 gennaio 2011
Tatjana Doll – Tel Lie Vision
a cura di Gianni Romano
Galleria Corsoveneziaotto
Corso Venezia, 8 (zona San Babila) – 20121 Milano
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-13 e 15-19; sabato su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0236505481; fax +39 0236505492; info@corsoveneziaotto.com;
www.corsoveneziaotto.com
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