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“Appartamento” è una mostra che si affaccia su una piccola strada perpendicolare a Via Solari di Milano. In modo un po’ voyeuristico, si potrebbe premere il naso contro la vetrina della Galleria che la ospita e osservare al suo interno una scena inspiegabilmente familiare e intima in cui alcuni oggetti – che non sono quello che appaiono – giacciono al suolo o vertono alla parete: che si avvicini di più a un ufficio momentaneamente abbandonato o a un salotto di casa metafisico, questa non è che la prima controversa sensazione di fronte a una ricerca artistica che sfugge a definizioni circoscritte.
Le opere, tutte datate 2015, disposte in un’unica sala quadrata, attingono a un ventaglio tecnico che comprende disegno, pittura, scultura, fotografia e readymade; esse sono allestite come un chiasmo di continui rimandi formali e di significato e dialogano tra loro sulla dicotomia tra spazio privato e pubblico, naturale e artificiale e su come talvolta le cose che crediamo di ri-conoscere perfettamente siano frutto di un inganno percettivo.
Il giovane artista Matteo Cremonesi, classe 1986, inizia le sue ricerche artistiche partendo dalla fotografia di paesaggio, estendendo in seguito il campo proprio agli spazi che sono i tipici habitat quotidiani nella società contemporanea: «Ciò che ti sembra ritrarre una giungla fitta e impenetrabile, in realtà non è altro che un’inquadratura ravvicinata delle foglie di una comune pianta da ufficio!» spiega l’artista indicando l’immagine usata come invito della mostra, appartenente, assieme ad altre due opere affisse alla parete opposta, alla serie fotografica Plants.
Le piante da ufficio costituiscono il soggetto di numerose opere di Cremonesi, in quanto elemento di appropriazione dell’artificiale (artificioso?) sul naturale: così in Desk, Screen e Untitled le pitture a olio vengono, contrariamente al tradizionale, trattate alla fine del lavoro e “sgrassate” di alcuni componenti chimici, in modo da lasciare visibili solo la traccia delle parti su cui si è maggiormente insistito in corso d’opera. In modo analogo, in Three studies on the scado, tre acquerelli di piccole dimensioni ritraggono in modo sintetico il medesimo soggetto tramite chiazze di colore che leggere si librano sulla superficie.
La tematica della traccia ritorna frequentemente in opere come Let them (un elemento urbano inutilizzato diventa un posacenere per i passanti) offrendosi come possibilità di registrare un imprinting e parlare dell’uomo senza la presenza di un corpo; al contrario, l’accumulazione viene utilizzata per depotenziare il fascino dell’oggetto in sé come in Ashtray (installazione di posaceneri). Da qui l’attenzione per la capacità degli oggetti e degli ambienti di definire di ciò che siamo, ciò che creiamo e ciò di cui ci circondiamo, la nostra capacita di elaborare forme, relazioni, strumenti, immaginari.
Come sintesi ultima di “Appartamento” la doppia luce: un neon rosa (effetto strip club), può essere acceso all’improvviso cambiando la visione dell’intero spazio, a ricordarci che anche nell’intimo le cose possono ingannare il nostro senso cognitivo. L’elemento di disturbo richiama le parole di Foucault: “Nella critica si tratta di svelare le tacite e consuetudinarie accettate in modo acritico.[…] Praticare il criticismo equivale a rendere difficili i gesti facili.”
Giulia Ronchi
mostra visitata il 30 novembre
Dal 26 novembre 2015 al 20 gennaio 2016
Matteo Cremonesi, Appartamento
Nowhere Gallery
via del Caravaggio 14, Milano
Orari: dal lunedì al venerdì, dalle 15.00 alle 19.30 o su appuntamento