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Considerato uno dei tentativi stilistici falliti del XIX secolo, a lungo reputato uno stile puramente ornamentale, porterà in auge un’arte ritenuta fino ad allora minore: l’arte applicata. Riscoperta da alcune avanguardie come il Bauhaus, l’Art Nouveau acquisterà però sempre più importanza nel corso del tempo, non solo per aver elevato le arti applicate quasi alla stregua delle arti figurative, ma per essere divenuta l’emblema di un’epoca.
A Palazzo Reale si rivive questo clima grazie alla mostra “Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau”, un inedito e sensuale percorso fra arredamento, manifesti, pubblicità, grafica e teatro che ricostruisce il gusto elegante e raffinato della Belle Époque.
Attraverso le creazioni dell’artista Alfons Mucha, che ha fatto del motivo decorativo e della figura femminile lo stendardo della sua arte, la mostra si incentra sulle fitte relazioni che intercorrono fra lo “stile Mucha” e il Modernismo internazionale. Le opere dell’artista sono infatti presentate accanto a una selezione di ceramiche, mobili e manifatture europee che definiscono il gusto comune per le decorazioni floreali, vegetali e zoomorfe che caratterizzano questa “atmosfera” che pervade tutta l’Europa Fin de siècle. Stiamo parlando dell’Europa di Henri de Toulouse-Lautrec, in cui le “rivalità di cappelli e toillettes femminili” popolavano i cafè e i teatri parigini dei suoi manifesti.
A Parigi si trasferì anche Mucha che deve proprio al teatro la sua fama. Affermato illustratore pubblicitario lega il suo nome a diversi marchi di generi di consumo di uso quotidiano. Note sono le sue pubblicità legate alla ditta di biscotti come la Lefrèvre-Utile o ditte di bevande alcoliche come lo champagne Moët et Chandon. Ma sarà soprattutto l’incontro con “la Divina” Sarah Bernhardt, la “voce d’oro” del teatro parigino, a sancire la sua notorietà. Il manifesto teatrale Gismonda, infatti, consacrerà la proficua collaborazione tra i due. Vestita come una antica sacerdotessa su uno sfondo dorato la rende simile ad una icona bizantina unendo in un perfetto sincretismo i tratti del Modernismo al bizantinismo.
Le sue illustrazioni diventeranno talmente popolari da essere diffuse singolarmente, come nel caso dell’opera Rêverie, originariamente parte di un calendario commercializzato dall’editore Champenois. Una donna dallo sguardo languido sfoglia con estrema leggerezza un libro posto sulle sue gambe. La sua testa è avvolta da un’aureola floreale che avvolge la figura in un’atmosfera assorta e sognante; da qui il titolo traducibile con “fantasticheria”. Al centro delle opere di Mucha c’è sempre l’universo femminile. Attraverso le linee sinuose delle vesti, delle movenze eleganti del suo corpo e dei suoi capelli da leggiadra e sinuosa, come nelle allegorie di Les Arts (La Poesia, La Musica,La Danza, La Pittura) in cui la linea ornamentale vuole ancora essere volumetrica, l’immagine della donna si farà sempre più fatale. Complici le teorie freudiane e l’erotismo misterioso di nuove icone femminili come la Salomè di Oscar Wilde. A partire dall’opera Job, dal nome della ditta di cartine che commissionò l’opera, in cui una donna seducente, con gli occhi socchiusi e la bocca semiaperta, si lascia inebriare dai fumi prodotti dalla sigaretta. Il fumo si unisce ai capelli e crea una linea serpentina che diventa ornamento grafico sempre più bidimensionale e appiattito. Fino alla serie dedicata al simbolismo delle pietre in Les Pierres Précieuses (L’Ametista, Il Topazio, Lo Smeraldo, Il Rubino), e dei fiori in Les Fleurs (Il Garofano, La Rosa, Il Giglio, L’Iris), in cui la donna diventa simbolo di peccato o di castità.
La mostra appare come il tentativo di narrare l’evoluzione delle fasi stilistiche che caratterizzano lo stile Mucha, alla scoperta delle molteplici radici e delle diverse declinazioni che lo stile Art Nouveau ha assunto nelle diverse aree d’Europa, come il Liberty in Italia.
Sara Marvelli
Dal 10 dicembre al 20 marzo 2016
Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau
Palazzo Reale
Piazza del Duomo 12, Milano
Info: www.mostramucha.it