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Cindy Sherman (Glen Ridge, New Jersey, 1954): uomo, donna, clown androgino, diva hollywoodiana, starlet da B movie, cover girl, femme fatale da film noir, sexy pin-up, rocker, porno star, vamp trasgressiva, signora bon ton, teppista, morigerata, dominata, dominatrice. Si, certo, ma anche no. Centomila altri da divenire, nessuno in cui essere, solo una maschera, una per volta, da indossare per ironizzare sulle presunte differenze di genere, per far saltare le patetiche divisioni di ruoli, per ridicolizzare i cliché estetici di una società famelica di nuovi stereotipi in cui rappresentarsi e riconoscersi. Al contrario, per l’artista l’autoritratto, di cui il micro allestimento a Le Case d’Arte ci offre qualche esempio (con opere di grande dimensione datate dal 1983 al 1995 e provenienti da collezioni private), è il bisturi con cui si taglia e cuce copie di originali anonimi da impersonare, nuovi volti in cui dimenticarsi, tratti inediti in cui veder sfumare i propri e scoprirsi altra nell’identità vergine di una vita tutta da immaginare.
Il proprio corpo, la propria immagine per Cindy Sherman diviene, dunque, materia grezza da trasgredire in una continua metamorfosi estetica immortalata in un infinito click: le individualità sono sempre troppo fluide per essere contenute in un solo scatto. E così la Sherman, vestendo, nell’ironica decontestualizzazione del selfie costruito ad arte, gli stereotipi che semplificano la complessità umana (e femminile in particolare), li scolla dal loro campo d’azione denudandoli nella loro grottesca pretesa limitante. Ed ecco che il selfie consapevole diviene strumento critico nei confronti di una società a caccia di forme rigide in cui fermare ciò che le sfugge, costringendola ad assistere alle inesauribili mutazioni che un solo volto ha il potere di generare. Un frustrante quanto illuminante monito per l’attuale ossessione autorappresentativa, tesa spasmodicamente verso un esserci iperconesso e ipervisibile, che si illude, ogni volta, di esaurirsi in una singola immagine autoprodotta e condivisa in tempo reale per qualche secondo.
Martina Piumatti
mostra visitata il 1 aprile
Dal 10 marzo al 20 aprile 2015
The World of Cindy Sherman Le Case d’Arte
Corso di Porta Ticinese, 87-20123 Milano
Orari: da lunedì a venerdì 15.00-19.00
Info: 02 8054071