Lontano dagli atteggiamenti intellettualoidi dei suoi colleghi, Elliott Erwitt – “nome de plume” di Elio Romano, così chiamato dal padre amante dell’Italia – sa bene in che cosa consista davvero il suo lavoro, e si preoccupa di sfrondare l’opera dal surplus di parole inutili e fuorvianti, da tutto quel contorno che “oscura” e “sfoca ”, anche se solo metaforicamente, l’immagine.
Nascono sotto l’influsso di questa filosofia gli Snaps, cioè
E “Snaps ” è anche il titolo della mostra – e del libro edito da Contrasto – che raccoglie 140 fotografie del grande artista russo/italo/americano/ebreo, un camminatore instancabile che ha percorso il mondo in lungo ed in largo, studiandolo e catturandone l’anima quotidiana, vera, semplice e profonda, cogliendo aspetti di volta in volta curiosi, simpatici, drammatici.
Molte delle fotografie in mostra sono inedite o poco note, affiancate ad altre ormai divenute dei classici di arguzia ed ironia, senza dimenticarsi naturalmente che Elliiot Erwitt è anche un bravissimo giornalista, un fotoreporter eccezionale, incapace di ipocrisie o reticenze alcune.
Jackie Kennedy vestita a lutto, Cristo e una Pepsi Cola affiancati, uomini in cammino, animali mai così umani: con stile inconfondibile l’artista riesce a registrare istanti bizzarri, ordinari, celebri, strani, con tenerezza dell’amante o millimetrica precisione chirurgica.
Il percorso espositivo, studiato insieme all’autore, mette a fuoco immagini diverse e lontane, accostandole in un modo imprevedibile, che ne esalta affinità insospettabili . I gruppi di foto seguono percorsi tematici dove assonanze, similitudini e associazioni visive sono capaci dunque di creare
E questo senza nulla togliere alla sua statura artistica, alla capacità di testimoniare la vita e la storia, quelle “importanti ”, ma anche quelle dell’ordinario quotidiano, intense e ricche di forza, e di altrettanta toccante drammaticità.
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riccardo belotti
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Eliott Erwitt è principalmente attratto da quello che lo circonda, dal mondo che gli scorre intorno. Un pizzico di ironia accompagnato da un pizzico di cinismo gli permettono di cogliere e congelare quegli attimi che, distratti, altrimenti ci sfuggirebbero. Indubbia però è anche la sua sensibilità: sapeva/sentiva che stava accadendo qualcosa.
E' per questo che la mostra è un continuo rinnovarsi di emozioni: suscita ilarità e subito dopo tristezza (il cane che sbircia da dietro una staccionata, il binario che porta dentro Asschwitz), strappa un sorriso e costringe ad una riflessione (il cane con maglioncino e cappellino di lana vicino ai piedi del padrone, la disperazione della madre di Capa sulla tomba del figlio). Lo stesso spazio Oberdan contribuiscono ad un bell'effetto d'insieme.
mostra visitata 31/08/02
Erwitt raccoglie nei fotogrammi dei suoi rullini persone e storie che narrano l'immensità del mondo e la capacità di sintesi dell'uomo.
opposizione di uguali e avvicinamento degli opposti...come in una calamita: così l'ambiente che accoglie la mostra diviene a volte ospitale, a volte neutro, a volte ingombrante,rimanendo comuque ottima alcova per immagini mai stancanti.
Ed ora: prego,accomodatevi!
Dopo aver stretto la mano ad Erwitt e avergli fatto i complimenti... mi son sentitodire "Ragazzo... io?!? IO son solamente un dilettante... che non sa che cosa fare"
Delle grandi immagini e una grande persona... con il grande desiderio di stare fra la gente.
.
Da vedere!
Che delusione, invece! :(