Entrando negli spazi del Museo Pini sembra quasi di trovarsi in un moderno paese dei balocchi. Ma dopo pochi secondi penetra nello spettatore la profonda e sardonica inquietudine che è la cifra stilistica principale di Gianni Cuomo (Battipaglia, Salerno, 1962; vive a Milano).
Il motore principale dell’espressione artistica di Cuomo è la volontà di rispondere colpo su colpo, in maniera critica, agli stimoli pervasivi e opprimenti della tecnologia e della comunicazione di massa. Nel primo periodo della sua produzione l’artista proponeva volti bidimensionali, deformati dal peso dei messaggi falsificatori e contraddittori lanciati da televisione e riviste. Da qualche tempo questi personaggi sono diventati tridimensionali, trasformandosi in sculture antropomorfe: in alcuni casi deformi, atrofizzate, in altri casi con estensioni tecnologiche che sostituiscono alcuni parti del corpo. La pelle di questi “ominidi” è ricoperta da una serie di numeri e lettere, simbolo dell’incomunicabilità: sono i caratteri che appaiono sul pc quando il programma non riesce a decodificare il file.
La sala che ospita le nuove opere è popolata dalla curiosa e inquietante presenza di numerose sculture. Uno dei personaggi, confinato in una nicchia nella parete, si isola tappandosi le orecchie; un altro esibisce come protesi fili elettrici che escono dal suo petto; un terzo fugge dall’angoscia arrampicandosi su un albero di Piero Gilardi, in un inedito dialogo a distanza fra i due artisti. Infine, l’elemento di parziale pacificazione: una poetica figura umana dalla cui testa sono spuntati i rami di un albero stupendo ma già avvizzito. Alle pareti fanno da contraltare alle sculture le opere in bianco e nero su tavola, dalle quali numerose facce distorte guardano gli spettatori.
La mostra denota il costante progresso della ricerca dell’artista: le soluzioni sperimentate, sempre sorprendenti, spaziano dalla dimensione poetica a quella sarcastica. La varietà di materiali e tecniche costituisce una rete di rimandi -forse inconsci- alle correnti della storia dell’arte. A parte l’istintivo riferimento alla Pop Art, ci sono richiami all’Arte Povera, nonché, negli spigolosi tratti facciali della scultura nera, al primitivismo e all’arte tradizionale africana.
L’esposizione rientra nella lunga serie di iniziative culturali organizzate dall’ospedale psichiatrico Paolo Pini, che raccoglie opere dei principali artisti italiani. Anche Cuomo ha donato due lavori al Centro, oltre a condurre un seminario di arteterapia: gli assistiti del centro hanno realizzato ciascuno una scultura di Pinocchio in collaborazione con l’artista (una sala dell’esposizione è dedicata a queste opere).
Cuomo è un tipico esempio di moderno artista naif. In costante evoluzione e sempre a stretto contatto con il sentire dello spettatore.
stefano castelli
mostra visitata il 23 settembre 2006
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che brutte cose!!!
Trovo interessante il concetto e la forma artistica espressa unita ad una certa critica sociale... il che non guasta mai
complimenti!!!
Nel lavoro dell'artista colgo la contrapposizione insita nell' attuale società tra il desiderio di comunicare (espresso nei volti e nelle fotografie) e la difficoltà di rapportarsi ( espressa nelle sculture)