Seconda personale per la milanese Manuela Cirino (1962) negli spazi di Rossana Ciocca. L’artista intreccia i fili di discorsi altrui, prende nota di strade già percorse, per poi perdersi ancora e trovare differenti epiloghi. E’ una ricerca fatta di continui rimandi alle fonti più disparate, preziose radici dalle quali spuntano nuovi frutti, parole rubate, immagini afferrate sono lo spunto per un nuovo inizio.
Al centro della scena c’è Infinito, lavoro che dà il titolo alla mostra, che prende spunto dalle figure immortalate sulle spiagge di tutto mondo -i famosi beach portraits– dalla fotografa olandese Rineke Dijkstra. Mini sculture in gres riproducono un gruppo di giovani bagnati. Le figurine sono in posa eretta, in attesa paziente, ma già portatori di un piccolo macigno, un peso. Una sfera colorata è adagiata su ogni figura: un’aspirazione per il futuro o un àncora della realtà? In questo caso il mondo è percepito da uno sguardo adolescente, limpido e vulnerabile, forte di sicurezze incoscienti.
Sono ancora giovani i protagonisti del cortometraggio Moi et Les mistons (2004) e anche qui la citazione è evidente. Il riferimento è a Les Mistons, film del 1957 di Francois Truffaut in cui cinque adolescenti scoprono per la prima volta i sentimenti della vita, l’amore, ma anche la morte. Cirino re-interpreta un breve passaggio del film con un’animazione di personaggi in plastilina. I monelli giocano alla guerra, sparano, cadono e poi si rialzano, in un continuo ed eterno infinito. Il materiale adoperato per dar vita ai piccoli personaggi, seppur elemento scultoreo, mantiene il naturale calore della terra, la fragilità apparente della sabbia. Il racconto sfiora il silenzio, come parole scritte e lette sottovoce.
Nello spazio esterno alla galleria, a chiudere la mostra con slancio, un lavoro che riavvicina al presente di questa artista che, in tanto indagare il sentimento bambino, si guarda vivere e dichiara: “Da ragazza si sentiva sperduta in un modo speciale. Adesso, invece, si sente sperduta come chiunque altro”. La fonte è lo scrittore canadese Douglas Coupland e il modello sembra rassomigliare all’artista stessa.
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