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compatibilità tra scienza ed arte si trova nella matematica, che fornisce a
entrambe uno strumento comune per esprimerne gli aspetti essenziali”. Una considerazione che serve a Piergiorgio
Odifreddi per introdurre l’affascinante
e morboso tema dell’indagine geometrica nella pittura figurativa; una
considerazione che vale come introduzione ideale all’ultima retrospettiva che
la Galleria 1000eventi dedica ad Alighiero
Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994).
Una
selezione accurata e ragionata di pezzi in buona parte degli anni ’70, tutti o
quasi testimonianza di un preciso momento nella riflessione di Boetti, quello
che ha spinto sull’acceleratore di un’indagine scientifica che ha saputo
tradursi in linguaggio dell’arte, imbevendo l’analisi concettuale di quel decorativismo
minimale, misurato, che è naturale svolgimento di un’esperienza nata con l’Arte
Povera.
Perché
se vale l’ormai celebre riferimento di Germano Celant ad un agire l’arte di
quel preciso momento culturale nella ricerca dell’archetipo del segno, c’è
coerenza formale e concettuale, da parte di Boetti, nel rivolgersi al numero
come radicalizzazione della sua ricerca. Numeri caricati di un’identità pura,
senza le superfetazioni culturali dovute a segni precostituiti, autentici
grafemi del pensiero: nelle 28 tavolette della Storia naturale della condensazione, semmai, l’unità di base del
linguaggio aritmetico e matematico viene totalmente reinventato. Il numero è
combinazione di piccoli quadrati, disposti su carta in possibili infinite
soluzioni. In modo analogo a quanto accade con l’inevitabile Storia naturale della moltiplicazione,
trittico che parte dell’esaltazione della misura minima e si chiude in una
composizione di assoluta ricchezza formale.
Unità
e pluralità, oggetto di riflessione instancabile da parte di Boetti, che affronta
il tema cedendo anche a una deriva gestuale: capita nel Cimento dell’armonia e dell’invenzione, dove il segno segue in modo
pedissequo la quadrettatura di un foglio. Linee orizzontali prima, verticali
poi, infine chiuse a quadrato: riflessione ironica sulle maglie larghe della
possibilità creativa. Evocata dal nome di un’opera che coincide con quello dato
da Vivaldi a dodici suoi concerti per violino, archi e basso continuo: i primi
quattro dei quali altro non erano se non Le
quattro stagioni.
Potenza
del numero come linguaggio, ma più di tutto potenza del simbolo come nudo e
puro veicolo di comunicazione: inevitabile quindi un rapido passaggio sulle “scritte”.
Siano esse un ormai consueto micro-arazzo, siano soprattutto la beffa semantica
di AELLEIGIACCAIEERREOBIOETTII, biro “programmatica”
del 1971.
Un incontro con Boetti l’altro, insomma (chissà,
magari Alighiero?), il fratello meno mercificato di quello che ha visto non più
tardi del mese di luglio battere da Sotheby’s una sua mappa a 2 milioni e 200mila
euro. Con le sue “storie” aritmetiche viaggiamo in media con uno zero di
meno…
Alighiero Boetti, tanto grande da meritare
una piazza
francesco
sala
mostra
visitata il 20 settembre 2010
dal 17 settembre al 20 novembre 2010
Alighiero Boetti – Da singolare a plurale e viceversa
Galleria 1000eventi
Via Porro Lambertenghi, 3 (zona Isola) – 20159 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 14-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0266823916; info@1000eventigallery.it;
www.1000eventigallery.it
[exibart]