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fino al 20.XI.2010 Dennis Oppenheim Bergamo, Galleria Fumagalli
milano
A poco più di un anno dalla personale al Marca, l’eclettismo del primo Oppenheim torna in Italia. Fra opere culto e un’installazione-performance di concitati manichini danseur...
che riempiono il piano nobile della Galleria Fumagalli: si agitano a ritmo nei
loro frac di feltro colorati, ognuno a modo suo, in una sorta di stile
ossessivamente ripetitivo, dal quale eppure emerge un tocco personale. Il
baccano prodotto dai meccanismi che animano queste sinistre marionette – una
trentina in tutto, create a immagine e somiglianza dell’artista – passano in secondo
piano di fronte allo spettacolo ipnotico che mettono in scena: paiono guidati
da una direttiva celeste che li rende instancabili. Allo stesso tempo, il leimotiv
che accompagna
l’esibizione, composto ad hoc da Dennis Oppenheim (Electric City, Washington, 1938; vive a New York), amplifica la
percezione straniante d’insieme.
“Non è quello che fai, è quello
che ti spinge a farlo”.
L’opera in questione, mai vista prima d’ora in Italia, s’intitola Theme for
a Major Hit e
risale, come la ben più celebre Attempt to Raise Hell, nella quale l’artista-manichino
veniva ripetutamente colpito da una campana, al 1974, anno in cui, superate le
molteplici esperienze legate all’avventura della Land Art e al filone
performativo inaugurato con l’inizio degli anni ‘70, Oppenheim inizia a “delegare”
l’ingrato compito di artista a suoi cloni, decidendo poco dopo di escludere la
figura umana, o i suoi subalterni, dalle proprie opere.
La mostra ripercorre la primissima
produzione dell’artista, fra il 1968 e il 1974 appunto, e fa luce su un periodo
storicamente molto fruttuoso per Oppenheim, che in quegli anni spazia dal video
alla performance all’installazione, anticipando l’interesse per le grandi opere
site specific che definiranno la sua seconda, e più recente, fase creativa.
Emerge da queste prime opere l’interesse
a investigare l’aspetto metamorfico della materia, sia essa di natura umana,
commestibile o naturale: se in Annual Rings (1968) l’intervento massiccio dell’uomo
viene impresso nel ghiaccio e concretizza sarcasticamente i confini politici
fra due stati (da notare la didascalia dell’opera, nella quale vengono
evidenziati, in modo più che ironico, anche i diversi fusi orari di Usa e
Canada), in Stills for Gingerbread Man (1970-71), opera articolata in video con
installazione, la rilevanza data all’evoluzione dell’elemento commestibile si
sviluppa su due filoni, focalizzandosi da una parte sulla sua decomposizione
autonoma e dell’altra sul percorso attivatosi tramite la digestione umana.
Nel celebre Reading Position
for a second degree burned (1970), infine, l’artista usa la sua stessa pelle come materia sulla
quale sperimentare il processo di mutazione della forma attraverso elementi
naturali puri, come il Sole e lo scorrere del tempo. In questo modo Oppenheim
ricorre alla reinterpretazione come a una lente d’ingrandimento per ampliare la
visione del mondo e attraverso la quale, anche grazie all’ausilio di doppi
sensi e sense of humour, rivedere ovvietà della vita e percezioni scontate
della realtà.
Oppenheim a Milano
renata mandis
mostra visitata il 15 giugno 2010
dal 5 giugno al 20
novembre 2010
Dennis Oppenheim – Material
Interchange
a cura di Alberto Fiz
Galleria Fumagalli
Via Paglia, 28
(zona Stazione) – 24122 Bergamo
Orario: da
lunedì a sabato ore 10-12.30 e 15-19.30
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39 035210340; fax
+39 035222674; info@galleriafumagalli.com; www.galleriafumagalli.com
[exibart]