Una frase bellissima di Gianni Maimeri, tratta dai diari del pittore lombardo fondatore dell’omonima azienda di colori e prodotti per le Belle Arti, può essere la cifra segreta del progetto della Fondazione Maimeri “Il colore della musica” giunto alla sua quarta edizione: “Quello che per te è un fiore delizioso (oggetto di nozione o fonte di sentimento), è per me un accordo basato sulla lacca rosa, il cilestrino, dal bianco e da un giallolino leggermente freddato dallo smeraldo. Pur non cessando di rimanere fiore.” “Il colore della musica” vuole indagare la sinergia, tanto teorizzata nella società del multimediale ma poco praticata in profondità, tra il linguaggio musicale e quello cromatico della pittura. L’indagine avviene attraverso accostamenti delle opere di un pittore e di un musicista: Emilio Tadini e Sarah Jane Morris, Aldo Mondino e Delmar Brown, Lucio Del Pezzo e Enrico Ruggeri. L’edizione di quest’anno vuole compiere, nelle intenzioni del curatore Alberto Fiz, un passo in più andando oltre l’accostamento metaforico delle arti. E presenta l’opera di due poeti, un poeta dei suoni quale è Franco Battiato e l’altro, poeta della scrittura laser e dell’acciaio inscritto, Marco Nereo Rotelli, già uniti da una stretta collaborazione, estrinsecatasi ad esempio nell’installazione di Rotelli per un concerto del noto cantautore. Battiato espone alcune delle sue opere pittoriche caratterizzate dallo sfondo oro, quasi icone ispirate da un orientalismo arcano. Rotelli presenta lastre d’acciaio appese alle pareti o adagiate a terra che si ispirano ai testi di Manlio Sgalambro, filosofo collaboratore di Battiato. L’acciao è trattato a specchio e poi iscritto con graffi colorati. E’ poesia visuale che diventa pittura e scultura. Il salone centrale dello showroom Corneliani che ospita la mostra nel secentesco Palazzo Durini, è attraversato da vasche d’acciaio adagiate a terra con l’iscrizione-ossessione “cerco un centro” e diventa una “stanza cromo” con la proiezione laser sulle pareti di parole luminose.
E la musica? Non c’è…Ma non è una mancanza. Infatti il senso ultimo della ricerca di Rotelli è quello di andare oltre il visibile: “devi far vedere una cosa e farne pensare un’altra” recita uno dei suoi graffi cromatici. E’ una musica del pensiero: una “musica non sentita ma pensata” che apre al visibile e nel visibile un’altra dimensione. Il problema della pittura di Rotelli è un problema di luce. Gli stessi elementi compositivi-cromatici – come osserva Cacciari – sono linee di una sua possibile luminologia. Non sorprende allora che si ritrovi in consonanza con i testi di della canzone di Battiato “Fenomenologia”. L’acciaio di Rotelli interseca l’oro delle icone e il rifiuto della figurazione della sua poesia luminosa richiama la prospettiva rovesciata dell’iconologia di Pavel Florenskij. La musica, il metodo storico delle avanguardie da Kandinskij e Ciurlionis in poi per liberarsi dalla mimesi figurativa, diviene specchio d’oro dell’invisibile. L’arte di Rotelli non passa attraverso la luce, è luce. L’oro delle icone è una luce che non illumina ma si condensa in se stessa, in una ostruzione della visione, in un “troppo di luce” che rimanda lo sguardo al mondo visibile da cui si è partiti, secondo la logica dell’incarnazione esaltata dall’iconofilia, che concilia in sé gli opposti drammatici dello spiritualismo più celeste e del materialismo più estremo. Ritorno al mondo visibile, ma ora trasfigurato da una luce nuova. E’ una ricerca sul verbo, sulla parola fattasi carne, sul desiderio di ridarle corpo, senso, materia, che accomuna le acciaio-grafie di Rotelli e l’icono-grafia ortodossa. Ma le superfici d’acciaio vanno oltre l’oro di luce condensata delle antiche icone e inquietano con un’ansia tutta contemporanea: sono specchi e tra i graffi è il tuo viso che vedi e che ti guarda….
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Shock in my town...velvet underground!
ma che relazione c'è, relazione profonda e mistica come solo Franco Battiato può fare, tra queste pitture oro che assomigliano ad antiche icone e la canzone Cucurucucù Paloma? Questo vorrei sapere...Cerco un centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente......
CCCP fedeli alla linea------------------------
No-o-o-o-o-o-o-o-oia
Generation without name...nothing to lose nothing to gane, nothing at all (U2)
21st century schizoid man (K.Crimson)