La Pinacoteca di Brera, per la terza volta nel corso dell’anno, apre i suoi sterminati e preziosissimi depositi e presenta tre capolavori di scuola leonardesca, nella sala XV, quella appunto dedicata alla pittura lombarda del XV e XVI secolo: L’Adorazione dei Magi e Il Battesimo di Cristo opere a due mani di Giovanni Agostino da Lodi (pittore noto, sino al 1912, come lo Pseudo – Boccaccino) e Marco d’Oggiono e la Madonna col Bambino e un Angelo del solo Giovanni Agostino.
I primi due provengono da un polittico smembrato e di difficile identificazione della chiesa milanese di Santa Maria della Pace e sono stati restaurati nel 1998 da
Un influsso che si esalta nel paesaggio della Adorazione di Brera che si distacca dai consueti canoni leonardeschi per abbracciare modelli decisamente più vicini alla lezione giorgionesca. In particolare, lo stesso Agostino aveva dimostrato un forte interesse per la nuova concezione del paesaggio: le due tavole Pan e Siringa e Pan e Ladone e Siringa della collezione Thyssen – Bornemisza a Madrid, possono risultare un possibile elemento di paragone con L’Adorazione braidense. Inoltre la datazione proposta da Ballarin per le due opere spagnole – intorno al 1506 – conferma le acute considerazioni della Quattrini che anticipa la datazione delle due tavole di Santa Maria della Pace agli inizi degli anni dieci del Cinquecento.
Dunque i primi frutti di quella che poi sarà la grande stagione della pittura tonale veneziana vengono intuiti dal lodigiano che aderisce ai modelli cromatici (e soprattutto nello sfumato) del Giorgione e del giovanissimo Tiziano; tuttavia questo rapporto di dipendenza può essere tranquillamente rovesciato data la capitale importanza del viaggio di Leonardo a Venezia nel 1499 e dei conseguenti rapporti tra i pittori locali con i lombardi, e Agostino fu uno di questi, che seguirono il maestro in Laguna.
L’impianto generale delle due tavole esposte a Brera è quindi di Agostino, mentre a Marco d’Oggiono sono state riservate la grande figura del Cristo nel Battesimo e il volto della Madonna nella Adorazione. Il Cristo di Brera rimanda, soprattutto nei tratti del volto, al San Giovanni Battista della tavola di Marco d’Oggiono presente in Santa Maria delle Grazie e datato da Janice Shell intono al 1509-10 e dunque ad esso contemporaneo. Anche nella Adorazione dei Magi la diversa concezione cromatica risulta evidente: la rigida e algida postura della Vergine contrasta con la delicatezza dei volti degli anziani Magi, tipici dello stile di Agostino che rimandano ancora una volta alle sue opere lagunari come la Lavanda dei Piedi ora alle Gallerie della Accademia a Venezia.
La tavoletta con la Madonna con Bambino e un Angelo dello stesso Agostino – proveniente da una collezione privata – è opera di minor impatto ma ugualmente di ottimo livello (probabilmente diversa era il tipo di committenza); il restauro, effettuato da Paola Borghese e Andrea Carini, ne evidenzia, ancora una volta, la schietta derivazione veneta: in questo caso però il riferimento diretto non è la generazione di Giorgione ma quella appena precedente ed in particolare il nome che viene in mente è quello di Cima da Conegliano. La medesima impostazione della Vergine e del Bambino la ritroviamo, inoltre, in una delle opere tarde del lodigiano, la Pala di Gerenzano, forse l’ultimo grande capolavoro dell’artista.
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