Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Joseph Marioni (Cincinnati, Ohio 1943) comincia a esporre a New York grazie a Brice Marden. La sua è una ricerca analitica sul colore che muove sulla tela come una liquida velatura che lascia trapelare gli strati sottostanti sotto il dominio della monocromia. Marioni è sicuramente uno degli artisti principali che riflettono sulla struttura della forma dipinta del quadro. I monocromi esposti nella contenuta ma preziosa mostra a Milano da Luca Tommasi sono accesi da una luce intensa, riflettenti ostentano una patinatura solida, plasticamente densa che lascia trapelare perifericamente la stratificazione dalla cortina del colore.
Marioni insiste sulla più classica delle dicotomie: la dialettica tra pittura e superficie. In questa suddivisione però la “Fabula” della pittura forma la superficie dandogli un senso di supporto narrativo.
Questa “narratività di superficie”, per prendere in prestito il termine di Julien Greimas, sovrappone l’azione del fare alle operazioni logiche che sostengono il progetto. Marioni, quindi, è l’agente umano che testimonia un’azione meccanica dopo la verifica delle qualità e delle proprietà del liquido pigmentato.
Marioni, facendo ciò, carica il colore di una responsabilità gli dà una funzione narrativa poiché rendendo sensuali gli strati di pittura, esalta la luce che essi irradiano uno dopo l’altro con la sola messa in scena del loro farsi quadro. La fabula pittorica, da successione di momenti operativi e nel rispetto della connessione temporale e causale si uniforma nella luce che smaterializza senza mentire sulla sua vera natura fisica. Per Marioni la pittura è la ricerca di un senso di ordine, come dice nell’intervista con Alex Harding: “Una veridicità del dipinto stesso, una sorta di archetipo della sua identità” per cui, l’identificazione del materiale con il contenitore, ossia lo spazio del quadro, deve accogliere in maniera più fedele possibile il colore che s’incontra nella sua fase progettuale, mettendo in campo, sarebbe meglio dire, trasferendo un valore qualitativo che forse molta pittura analitica ignorava in favore di una disamina strutturalista del quadro. Marioni ritorna a esaltare la qualità luministica e il portato emotivo pur mantenendo fede alla tradizione operativa che lo lega a Maestri come Robert Rayman e Brice Marden.
Marcello Carriero
mostra visitata il 25 novembre 2016
Dal 24 novembre 2016 al 21 gennaio 2017
Joseph Marioni, Liquid Lights
Galleria Luca Tommasi
Via Alessandro Tadino, 15, Milano
Orari: da martedì a sabato dalle 13:00 alle 19:00
Info: luca@lucatommasi.it