Nell’epoca del riciclo e della ricerca di energie rinnovabili, in un momento storico nel quale il problema dei rifiuti diventa punto centrale di più o meno urlate campagne elettorali, l’opera di
Bertozzi & Casoni (Giampaolo Bertozzi, Borgo Tossignano, Bologna, 1957; Stefano Dalmonte Casoni, Lugo di Romagna, Ravenna, 1961. Vivono a Imola, Bologna) assume quanto mai il sapore dell’attualità, il senso di denuncia sociale e un profondo spirito di consapevolezza della realtà che ci circonda. Il tutto attraverso un occhio filtrato dall’ironia e dal linguaggio della polemica.
Il mondo è destinato a essere sommerso dai rifiuti: un ammonimento reso esplicito nelle accumulazioni di piatti sporchi e avanzi. Il minaccioso senso di fine imminente torna nella rappresentazione di teschi, simbolo allo stesso tempo di
memento mori e
vanitas. È un monito rivolto alla superbia della civiltà occidentale anche quello che appare in
Gorilla con libri, presentato per la prima volta nella galleria milanese. Il primate è intento nella lettura dell’
Origine delle Specie di Darwin ed è seduto, un po’ con spirito denigratorio un po’ come solida “base intellettuale”, su libri che hanno segnato la storia della letteratura mondiale: da
La natura ci parla di Hesse ai
Promessi Sposi di Manzoni, fino alla
Nausea di Sartre.
Il lavoro di Bertozzi & Casoni è minuzioso e testimonia un’eccellente perizia nella realizzazione sia delle ceramiche di dimensioni minuscole sia di quelle più grandi. Il particolare diventa comunque protagonista assoluto dell’opera, a prescindere dal suo formato. Così le
Sparecchiature sfruttano l’idea, già ben nota alla storia dell’arte, del modulo ripetuto, ma nel guardarle con attenzione si scoprono dettagli inaspettati, come lumache, cicche di sigarette o dollari.
Dissacrante l’uso di una scatola di
Brillo, icona del consumismo battezzata opera d’arte da
Andy Warhol, qui riempita con rifiuti e una carcassa animale. La natura è stata sconfitta dall’uomo? Probabilmente sì, ciononostante un rettile la fa da padrone su una pila di piatti sporchi: unico essere vivente in mezzo alla morte, sembra rappresentare un’apertura, un momento di ottimismo, per quanto orrido. La vita continua, anche a partire dal suo opposto.
Le bugie dell’arte, titolo della mostra del 2007 a Ca’ Pesaro e già presentata a Milano, sembrano allora cadere sotto la denuncia di verità indiscutibili.