I lavori di Stéphanie Nava esposti nella mostra personale allestita alla Galleria Crespi ruotano attorno al concetto di prospettiva. La cultura occidentale, a partire dal Rinascimento, ha fatto della scoperta della prospettiva un valore da difendere e sul quale orientare le proprie valutazioni estetiche, consce o inconsce che siano.
Con le opere dell’artista di Marsiglia si capisce che il principio stesso della prospettiva può e deve essere rimesso in discussione, per lasciare spazio a un’ispirazione in grado di confrontarsi con una superficie, dove profondità, spazi e piani plurimi sono illusioni. E fare in modo che l’artista si sdogani da ogni preconcetto gerarchico che voglia imporle tale scelta.
Nella serie Un derrière un autre, et continuellement, Nava ha realizzato diverse immagini che hanno per soggetto le rocce della baia vietnamita di Ha Long Bay. Navigando in un paesaggio di incredibile suggestione, in mezzo a un numero infinito di rocce emergenti dalle acque, ha la sensazione di muoversi pur rimanendo immobile, di essere immersa in una profondità senza dimensioni.
Nava rivela il suo procedimento di lavoro. Durante la navigazione, ha abbozzato i disegni di diverse rocce e poi ha elaborato tali schizzi, reinventando le “sue” rocce. Non c’è alcun intento paesaggistico nel suo lavoro. È una riflessione sul fare pittura e, forse, anche sulla fatica di vivere, con quei macigni – la cui pesantezza però si percepisce bene – che potrebbero richiamare la mitologica condanna senza scopo di Sisifo.
Stephanie Nava, La remonte du fond vers la surface Vienne rouge, 2016 argentic print of baryta paper 25 x 185 cm
È da molto che Nava ragiona sulla prospettiva, almeno da quando risiedeva a Dublino e, frequentando la biblioteca di Chester Beatty, cominciò ad apprezzare le miniature giapponesi, gli ornamenti e i decori sui libri, privi di prospettiva e, perciò, portatori di un naturale senso di libertà, con immagini poste tutte sullo stesso piano; come confermano le opere Pans pour décor japonais e Fuilles, dedans, dehors sul tema delle foglie e delle decorazioni, entrambe in carboncino su carta.
L’artista francese indaga, però, oltre che sulla prospettiva, anche sul senso della vita con i suoi freddi interni di case con arredi e oggetti come allegorie: nel Lüftgebaüde mostra lo spaccato di un edificio, con minuziosa riproduzione dei particolari, realizzata con matita e inchiostro su carta.
Accanto al disegno, Nava mostra di sapersi esprimere anche attraverso un uso raffinatissimo del mezzo fotografico. La serie La forme d’une ville, le coeur d’un mortel sono piezografie (cioè stampe su pellicole in bianco e nero) su carta. Il titolo riecheggia la famosa poesia di Baudelaire, Le cygne, sulla Parigi che cambia (una frase di questa poesia sembra cogliere bene l’attenzione dell’artista per le rocce: Et mes chers souvenirs sont plus lourds des rocs). Anche in questo caso, si tratta dell’interno di un appartamento: porta, finestra, sedie e un tavolo; l’unica variante è la disposizione su quest’ultimo di vari solidi, come case di un paese.
Da apprezzare anche i fotomontaggi digitali di Le remontés du fond vers la surface dove le immagini di interni casalinghi sono sullo stesso piano in modo non prospettico e le foto di particolari scorci di varie città, comprese due stampe su carta speciale in argento di Cam Pha (nel Vietnam) con un’enorme roccia (!) che incombe su una casa.
L’artista ha realizzato anche un breve filmato animato che racconta la delicata storia di un uomo e una donna, che si muovono tra gli alberi, nelle case e con l’auto, piccolo esempio di forza poetica e drammatica.
Ugo Perugini
mostra visitata il 31 maggio
Dal 1 giugno al 21 luglio 2017
Stéphanie Nava, Lutte permanente du fond et de la surface
Galleria Riccardo Crespi
Via Mellerio, 1 20123 Milano
Orari: da lunedì a sabato 11,00 – 13,00; 15,00 – 19,30
Info: www.riccardocrespi.com