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Fino al 22.I.2017 | Escher | Palazzo Reale, Milano

di - 31 Luglio 2016
Briosa e stimolante l’esposizione che Milano dedica a Maurits Cornelis Escher (Leeuwarden 1898 – Hilversum 1972), maestro d’incisione olandese dalla poetica singolare, non così popolare in vita e ora dopo quasi nove lustri dalla scomparsa sempre più famoso per la sua particolare capacità di rappresentare la realtà con grande sensibilità connotata da una peculiare interpretazione matematico-geometrica che fonde in modo mirabile e unico scienza e arte.
Infatti a questo artista – sfaccettato come i suoi lavori sempre attuali tanto da essere occhieggiati dalle nuove tecnologia digitali e unico nel suo genere – si deve l’avere connesso scienza e arte in modo da stimolare insieme immaginazione e contemplazione e da generare stupore che, come usa affermare, è il sale della terra.
La retrospettiva di Milano con più di 200 opere – provenienti dalla collezione di Federico Giudiceandrea, ingegnere elettronico, industriale e studioso entusiasta di Escher e affiancate a quelle di artisti che hanno compiuto un simile percorso quali Giovanni Battista Piranesi e Luca Patella – in sei sezioni racconta in modo esaustivo il percorso escheriano esaltato da esperimenti scientifici, giochi e approfondimenti utili per i visitatori di tutte le età a comprendere le invenzioni e le architetture paradossali e impossibili, di cui Escher è maestro, e da “Scale sognanti”, poetica installazione di Studio Azzurro ispirata a Relatività (Casa di scale, 1953): quattro rampe di scale con animaletti che a un tratto scompaiono per lasciare posto al prosieguo di una storia che si invita a vedere e ascoltare.

Un percorso alla scoperta di come attingendo a vari linguaggi l’artista li abbia fusi in uno suo in cui rivela la meraviglia di chi – abituato a un orizzonte ampio, basso e lineare – veda i ripidi pendii degli Appennini, i borghi di pietra abbarbicati come negli Abruzzi Il ponte (1930) con uno scorcio di Alfedena o la poetica Strada in Scanno (1930) e la famosa Castrovalva (1930) e in Calabria Marano, Pentedattilo (entrambe del 1930) e la dirupata e affascinante Tropea (1931) e le coste alte e scoscese della penisola amalfitana come ad Atrani (1931) a lui caro per avervi trascorso il viaggio di nozze.
Man mano i paesaggi e la natura si complicano quasi che, venutogli meno il paesaggio capace di stupirlo e incantarlo, lo abbia sostituito con strutture mentali interiori derivate dai suoi ricordi e comunque fonti di nuove ispirazioni quali le dinamiche e articolate Metamorfosi che nella II si sintetizzano nella presenza del Duomo di Atrani affacciato su un’inattesa scacchiera forse simbolo della vita come gioco, partita sempre aperta.
Affascinanti, giocose e insieme inquietanti ancorché catalizzanti le numerose strutture impossibili come Convesso e concavo (1935) e il famosissimo Belvedere (1958) basato sul cubo di Necker con la scala che dall’interno del piano inferiore si appoggia all’esterno di quello superiore e il personaggio seduto con in mano il famoso cubo.
Opere che hanno creato una fama e una fortuna che sono andate sempre più aumentando: rivincita di un artista che non avendo voluto seguire le orme paterne ha genialmente inventato una nuova architettura inimitabile e insuperata che si è diffusa a macchia d’olio tanto da comparire oggi in ogni dove nel quotidiano: francobolli, biglietti d’auguri, fumetti, copertine di LP di noti gruppi musicali, pubblicità, film… una sintonia e un fascino che hanno ampiamente superato la sua volontà in vita di non concedere l’autorizzazione a utilizzare sue opere come copertine di dischi.
Wanda Castelnuovo
mostra visitata il 23 maggio
Dal 24 giugno 2016 al 22 gennaio 2017
Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12
Milano
Orari: lunedì 14.30-19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 -19.30, giovedì e sabato 9.30-22.30
Info: +39 02 8929711, www.mostraescher.it

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