Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
12
febbraio 2009
fino al 22.II.2009 Ethnopassion Milano, Fondazione Mazzotta
milano
Da Palazzo Venier dei Leoni di Venezia, passando per Lugano, fino alla milanese Fondazione Mazzotta. Ecco la collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim. In ricordo di Max Ernst...
di Vera Agosti
Uno dei primi appassionati d’arte etnica fu Max Ernst. Non appena riusciva a vendere qualche sua opera, si precipitava ad acquistare antichi monili degli inuit o delle popolazioni africane e australiane. Peggy Guggenheim, sua compagna, soffriva quasi d’una forma di gelosia per questa collezione. Quando Ernst se ne andò, nel 1943, portò con sé tutti i pezzi che gli erano cari, lasciando la casa desolatamente vuota.
Così, poco a poco, Peggy riacquistò la collezione, per ragioni sentimentali ma forse anche economiche, visto che negli anni ’30 le opere d’arte contemporanea erano costose, mentre l’arte etnica era più accessibile. Peggy amava abbinare i pezzi d’origine africana alle opere d’arte in suo possesso, e si faceva spesso fotografare accanto a questi trofei esotici nel suo splendido Palazzo Venier dei Leoni. Il dettagliato catalogo della mostra offre un elegante corredo fotografico in merito.
L’esposizione propone veri e propri gioielli. Sculture, anche di grandi dimensioni, rese meravigliose dal minuzioso restauro del Laboratorio di conservazione e museotecnica del Museo delle Culture di Lugano, che le ha portate all’antico splendore, riuscendo a “ringiovanirle” di diversi anni. È così possibile ammirare ogni dettaglio, anche le decorazioni più minute che si trovano sul retro di statue e totem.
L’imponenza e la ieraticità di molti oggetti, soprattutto quelli australiani, ne suggeriscono l’originaria funzione sacra. Sono sculture votive, immagini che rappresentano divinità e incarnazioni degli spiriti degli antenati.
La mostra è completata da altre interessanti collezioni, appartenenti alle raccolte civiche del Castello Sforzesco. Ezio Bassani si è dedicato alle maschere africane, che ha studiato in relazione alla loro influenza sull’arte del Novecento; Federico Balzarotti ha raccolto tessili pre-ispanici e antichi scampoli di tessuti, finemente dipinti e decorati con motivi geometrici; Enrico Pezzoli ha salvato dalla fusione molti bracciali-moneta africani in metallo; Aldo Lo Curto, apprendendo l’arte della guarigione dagli sciamani, ha ricevuto in dono gli ornamenti propiziatori plumari che erano utilizzati nei rituali di cura in Amazzonia.
Un percorso espositivo vario ed eterogeneo, dunque, che racchiude in sé la volontà di nobilitare e rendere onore alle culture extra-europee attraverso uno spirito critico e scientifico attento e rigoroso.
Così, poco a poco, Peggy riacquistò la collezione, per ragioni sentimentali ma forse anche economiche, visto che negli anni ’30 le opere d’arte contemporanea erano costose, mentre l’arte etnica era più accessibile. Peggy amava abbinare i pezzi d’origine africana alle opere d’arte in suo possesso, e si faceva spesso fotografare accanto a questi trofei esotici nel suo splendido Palazzo Venier dei Leoni. Il dettagliato catalogo della mostra offre un elegante corredo fotografico in merito.
L’esposizione propone veri e propri gioielli. Sculture, anche di grandi dimensioni, rese meravigliose dal minuzioso restauro del Laboratorio di conservazione e museotecnica del Museo delle Culture di Lugano, che le ha portate all’antico splendore, riuscendo a “ringiovanirle” di diversi anni. È così possibile ammirare ogni dettaglio, anche le decorazioni più minute che si trovano sul retro di statue e totem.
L’imponenza e la ieraticità di molti oggetti, soprattutto quelli australiani, ne suggeriscono l’originaria funzione sacra. Sono sculture votive, immagini che rappresentano divinità e incarnazioni degli spiriti degli antenati.
La mostra è completata da altre interessanti collezioni, appartenenti alle raccolte civiche del Castello Sforzesco. Ezio Bassani si è dedicato alle maschere africane, che ha studiato in relazione alla loro influenza sull’arte del Novecento; Federico Balzarotti ha raccolto tessili pre-ispanici e antichi scampoli di tessuti, finemente dipinti e decorati con motivi geometrici; Enrico Pezzoli ha salvato dalla fusione molti bracciali-moneta africani in metallo; Aldo Lo Curto, apprendendo l’arte della guarigione dagli sciamani, ha ricevuto in dono gli ornamenti propiziatori plumari che erano utilizzati nei rituali di cura in Amazzonia.
Un percorso espositivo vario ed eterogeneo, dunque, che racchiude in sé la volontà di nobilitare e rendere onore alle culture extra-europee attraverso uno spirito critico e scientifico attento e rigoroso.
articoli correlati
Peggy e la nuova pittura americana
vera agosti
mostra visitata il 14 novembre 2008
dal 13 novembre 2008 al 22 febbraio 2009
Ethnopassion. La collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim
a cura di Franco Rogantini
FAM – Fondazione Antonio Mazzotta
Foro Buonaparte, 50 (zona Castello sforzesco) – 20121 Milano
Orario: da martedì a domenica ore 10-19.30
Ingresso libero
Catalogo Gabriele Mazzotta, € 24
Info: tel. +39 02878197; fax +39 028693046; informazioni@mazzotta.it; www.mazzotta.it
[exibart]