05 marzo 2001

Fino al 22.IV.2001 GILLO DORFLES, IL PITTORE CLANDESTINO Milano, Padiglione d’Arte Contemporanea

 
Una grande mostra antologica rende omaggio all’attività pittorica di uno dei personaggi più rappresentativi in ambito culturale italiano, portando alla luce un itinerario pittorico - unico e singolare - ma per anni dimenticato dal grande pubblico…

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Il Comune di Milano rende omaggio all’attività pittorica di uno dei personaggi più rappresentativi in ambito culturale italiano: Gillo Dorfles. Sono più di un centinaio le opere in mostra, a testimonianza del lungo ed instancabile lavoro del pittore e critico triestino. Un lavoro che lo vede impegnato, senza sosta, dal 1935 fino ai giorni nostri. Ma se la sua attività intellettuale, nonché critica, è ampiamente nota, la pittura rimane perlopiù sconosciuta. La mostra, curata da Martina Corgnati, vuole quindi ripercorre tutte le tappe della produzione pittorica di Dorfles, restituendone l’unicità e anche l’artisticità. Questa prima grande antologica ha pertanto il pregio di aprire uno sguardo nuovo su di un grande intellettuale, che sempre si è distinto, ponendosi, in modo critico, rispetto ai dibattiti artistici che si sono sviluppati lungo il corso del secolo.
Le prime opere pittoriche di Dorfles risalgono agli anni Trenta, periodo in cui la situazione artistica italiana era pressochè provinciale rispetto alle importanti sperimentazioni delle Avanguardie europee. Se escludiamo le esperienze del Futurismo, le investigazioni metafisiche e le poche personalità di spicco come De Chirico, Carrà, Sironi o Boccioni, l’arte italiana di inizio secolo rimane il più delle volte legata ad un poco fecondo aspetto figurativo, dagli accenti ora naturalistici ora espressionisti. Sono dunque sorprendenti, rispetto al contesto in cui nascono, le opere pittoriche di Dorfles, che si distinguono per la loro originalità, unicità e autonomia. Le esperienze e gli interessi dell’artista triestino si rivolgono verso l’Europa. Nelle sue tele possiamo ritrovare gli echi dei lavori di Kandisky e Klee, le esperienze dell’espressionismo astratto del Blaue Reiter e quelle legate al mondo onirico e spirituale del Surrealismo.
Il colore acceso e brillante, che ricorda le ricerche cromatiche dei Fauves, crea vibranti superfici animate, dal segno libero e spontaneo, che nel suo svolgersi dà vita a forme organiche dal sapore antropomorfo. Si tratta di un segno che diventa archetipo, “generatore di nuovi spunti plastici”, come sottolinea la curatrice stessa, in catalogo.
DORFLES; COMPOSIZIONE A NASTRO, 1941, TEMPERA SU CARTONE
La pittura di Dorfles, in cui prevale l’aspetto irrazionale e visionario, in parte di stampo surrealista, deriva poi principalmente dalle teorie teosofiche di Rudolf Steiner, alle quali l’artista si accosta, a partire dalla seconda metà degli anni Trenta, frequentando i corsi della Società Antroposofica in Svizzera. Teorie, queste ultime, che si concretizzano nell’incessante ricerca di una forma mobile, dinamica e nel concepire “l’immagine come una conformazione provvisoria, un moto continuo, un incessante processo di metamorfosi delle forme”.
La spontaneità della figurazione, che porta il critico triestino a prendere le distanze e dalle ricerche figurative e dal rigido metodo compositivo di quelle astratte e, infine, dall’enfasi gestuale dell’informale, si ritrova anche nei “Monotipi” degli anni Cinquanta, ai quali in mostra è dedicato un ampio spazio.
La sua totale autonomia rispetto alle ricerche artistiche, in parte, si concretizza nel MAC, il Movimento d’Arte Concreta, che viene formato, nel 1948, dallo stesso Dorfles, con Bruno Munari, Gianni Monnet, e altri artisti che già, negli anni Trenta, si erano dedicati all’astrattismo, tra cui Atanasio Soldati e Mauro Reggiani. Il Mac non vuole essere univoco o chiuso, ma si prefigge un approccio a 360° gradi alla dimensione artistica, approfondendo anche problemi legati alla didattica e al design. Caratteristica di questo movimento è, poi, una certa indeterminatezza di intenzioni programmatiche, che lascia ampio spazio alle singole personalità, come possiamo vedere nelle opere in mostra. Unico punto in comune è, infatti, il proporsi come “arte concreta”, definizione coniata proprio da Dorfles.
Nonostante la fine del MAC nel 1958, la produzione pittorica del critico triestino non s’interrompe. Perseguendo fedelmente i propri principi l’artista continua il suo instancabile lavoro fino ad oggi. Le tele degli ultimi decenni presentano una ricchezza cromatica eccezionale. Il colore è meraviglioso, quasi sfrontato e il segno leggero percorre instancabilmente le superfici, trovando piena realizzazione nelle opere più recenti, le prime tele di grande formato.
Concludono il percorso espositivo una serie di fotografie, che ripercorrono la vita artistica ed intellettuale di Gillo Dorfles, ed alcune opere di Kandinsky, Klee, Arp, Mirò, Kupka.

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Elena Arosio


Dal 1 Marzo al 22 Aprile 2001
Gillo Dorfles, il pittore clandestino
Milano, PAC. Padiglione d’Arte Contemporanea, via Palestro 14, Tel e Fax 02- 783330, e-mail: segreteria@pac-milano.org
Orari: tutti i giorni, dalle 9.30 alle 19.30; giovedì, dalle 9.30 alle 22.00; lunedì chiuso
Ingresso: £ 10.000 intero, £ 5.000 studenti e aventi diritto, £ 3.000 scuole in gruppo
Catalogo: Mazzotta, Contiene un saggio di Martina Corgnati, schede critico-bibliografiche a cura di Elisabetta Longari e una ricca antologia di scritti su e di Dorfles. In libreria: £ 75.000; in mostra: £ 45.000
Foto in primo piano:DORFLES; CONCATENAZIONI; PRIMI ANNI 50, OLIO SU TELA





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