A un primo sguardo, la riflessione estetica di
Stéphanie Nava (Marsiglia, 1973; vive a Marsiglia e Londra) sembra essere riassunta dall’installazione scultorea
Lieu commun (fondazione e legatura), lavoro di efficace semplicità, che introduce al profilo concettuale della personale milanese. 24 moduli di compensato imbiancato da caseina, aggregati da un elastico, danno forma a una città metaforica, simbolo del fallimento della pianificazione urbanistica e delle sue tecniche di abitazione dello spazio. Sullo sfondo, il fantasma di una comunità ormai inappropriabile, una socialità negativa, luogo paradossale della relazione. L’urbanità di Nava, che spinge in direzione centrifuga, è la caricatura di una comunità disgregante, forzatamente compressa.
Il
recouvrement, la stratificazione evocata dal titolo è, in primo luogo, spaziale: il prototipo urbano proposto dall’installazione è una Londra contemporanea, patria di adozione dell’artista francese, catturata nella sua tendenza di spingere la città al limite della sua esplosione. La capitale britannica gioca sullo “spazio forzato” e sul suo labile equilibrio di coesione, misurando così l’intensità e le potenzialità di contenzione della “scena urbana”.
L’intervento site specific a pennarello su parete nel cavedio del palazzo che ospita la galleria fornisce un passaggio teorico: dalla riflessione sull’ambiente urbano alla riflessione su coloro che recitano in questo spazio scenico. Dalla sagoma tuberiforme di un uomo si dipartono i tracciati dei maggiori fiumi del mondo che lo svuotano della sua componente liquida. Un’icona, questa, che produce per filiazione tutti le “figurine” umane di Nava, vuote, appena tracciate, virtuali.
Il ciclo in carboncino su carta
La fabrication de la communauté realizza, attraverso il
recouvrement temporale, degli assurdi spaziali dove s’intravede il vero effetto della sovrapposizione degli istanti. La trasmissione delle individualità e la loro comprensione vicendevole, attraverso la congiunzione dei due diversi momenti di visitazione di uno stesso luogo, ricalca la dichiarazione romantica di Novalis -“
L’amour popularise la personalité, il rend les individualités transmissibles et comprehensibles”- che Nava fa comparire in una delle 13 tavole minimaliste, inchiostro e matita, di una serie
Senza titolo.
Deboli i disegni a matita su carta
De haut en bas dessous dessous,
Habitus, habiter e
Entre nous, realizzati, anche qui, attraverso una sovrapposizione di progetto architettonico e disegno infantile: interni squarciati da un istinto voyeristico hichcockiano riconducono alla tridimensionalità progettuale lo spessore della città. Ma non convincono fino in fondo. Il tentativo di decostruzione delle strutture architettoniche urbane resta buono nelle intenzioni. E perde vigore nella realizzazione.
Nel basement interrato continua la ricerca “scenografica” sugli ambienti di Nava. Vero gioiello -a dispetto dell’enorme
Wall drawing presente nella stessa sala- la minuscola installazione
Recouvrement successifs, in mattoncini e fotografia su cartone.