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15
gennaio 2010
fino al 23.I.2010 Antonio De Luca Milano, Nowhere Gallery
milano
L'eterno fanciullo Antonio De Luca e le sue nuove opere su ceramica. L'artista non perde la delicata capacità di cogliere il mondo circostante, attraverso il timido sguardo di un bambino...
Il segno pittorico di Antonio De Luca (Pompei, Napoli, 1977;
vive a Valenza, Alessandria) è immediatamente riconoscibile. Si tratta di una
straordinaria capacità di sintesi e di equilibrata libertà espressiva, frutto
di un talento naturale, ma soprattutto di anni d’esperienza, nonostante la
giovane età. Padronanza e indipendenza gestuale, una mano veloce che, con
pennello o penna bic, corre sicura sulle superfici, stendendo grovigli e linee
che danzano tra macchie di colore e olio, pochi movimenti che sanno suscitare
atmosfere ed evocare ricordi attinti direttamente dal calderone informe del
subconscio, recuperando non solo immagini come fotogrammi, ma emozioni e stati
d’animo ben precisi.
La mostra alla Nowhere Gallery è una chicca. L’artista,
infatti, sperimenta il nuovo supporto della ceramica, con un risultato
originale ma perfettamente in linea con la sua produzione precedente. Le
delicate e brillanti superfici vengono solcate e incise; un’esigenza dettata
dall’incontro con l’arte di Lucio Fontana, che porta De Luca a reinventare i
confini della materia artistica.
La sua pittura colpisce perché sollecita il
ricordo attraverso gli eloquenti tagli della ripresa pittorica, paragonabili a
scatti fotografici realizzati con una certa casualità. O, per rendere ancor
meglio l’idea, si potrebbe dire che attraverso i suoi quadri veniamo
catapultati all’improvviso nel corpo di un’altra persona, esattamente nel corpo
di un bambino alto poco più di un metro, che osserva con timidezza la realtà e
che, preso dalla soggezione, non alza troppo gli occhi. Un archetipo cui non ci
si può sottrarre, poiché è un punto di vista che è appartenuto a ognuno di noi.
Alla pittura e all’arte in generale non serve
ricorrere a uno scopo per avvalersi di senso, ma De Luca ha senza dubbio un
obiettivo: quello di risvegliare, attraverso immagini istantanee, il pascoliano
“fanciullino” sopito con cui ricongiungersi. Duccio Demetrio scrisse un elogio
all’immaturità (ma non al puer eterno), a quella capacità di saper vedere
ancora il mondo con gli occhi stupiti di un bambino. Una dimensione prediletta
e gioiosa.
Ma le contraddizioni, De Luca lo sa, non
mancano. Quell’età spensierata può essere anche carica di piccoli e grandi
dolori, e a tal proposito val la pena citare parte del bellissimo discorso del
maestro Richet, tratta dallo splendido film L’argent de poche (1976) di François
Truffaut: “Un adulto infelice può ricominciare la vita altrove, può
ripartire da zero. Un bambino infelice nemmeno lo pensa, sa di essere infelice,
ma non può dare un nome alla sua infelicità e soprattutto dentro di lui non può
nemmeno mettere in discussione i genitori o gli adulti che lo fanno soffrire”.
vive a Valenza, Alessandria) è immediatamente riconoscibile. Si tratta di una
straordinaria capacità di sintesi e di equilibrata libertà espressiva, frutto
di un talento naturale, ma soprattutto di anni d’esperienza, nonostante la
giovane età. Padronanza e indipendenza gestuale, una mano veloce che, con
pennello o penna bic, corre sicura sulle superfici, stendendo grovigli e linee
che danzano tra macchie di colore e olio, pochi movimenti che sanno suscitare
atmosfere ed evocare ricordi attinti direttamente dal calderone informe del
subconscio, recuperando non solo immagini come fotogrammi, ma emozioni e stati
d’animo ben precisi.
La mostra alla Nowhere Gallery è una chicca. L’artista,
infatti, sperimenta il nuovo supporto della ceramica, con un risultato
originale ma perfettamente in linea con la sua produzione precedente. Le
delicate e brillanti superfici vengono solcate e incise; un’esigenza dettata
dall’incontro con l’arte di Lucio Fontana, che porta De Luca a reinventare i
confini della materia artistica.
La sua pittura colpisce perché sollecita il
ricordo attraverso gli eloquenti tagli della ripresa pittorica, paragonabili a
scatti fotografici realizzati con una certa casualità. O, per rendere ancor
meglio l’idea, si potrebbe dire che attraverso i suoi quadri veniamo
catapultati all’improvviso nel corpo di un’altra persona, esattamente nel corpo
di un bambino alto poco più di un metro, che osserva con timidezza la realtà e
che, preso dalla soggezione, non alza troppo gli occhi. Un archetipo cui non ci
si può sottrarre, poiché è un punto di vista che è appartenuto a ognuno di noi.
Alla pittura e all’arte in generale non serve
ricorrere a uno scopo per avvalersi di senso, ma De Luca ha senza dubbio un
obiettivo: quello di risvegliare, attraverso immagini istantanee, il pascoliano
“fanciullino” sopito con cui ricongiungersi. Duccio Demetrio scrisse un elogio
all’immaturità (ma non al puer eterno), a quella capacità di saper vedere
ancora il mondo con gli occhi stupiti di un bambino. Una dimensione prediletta
e gioiosa.
Ma le contraddizioni, De Luca lo sa, non
mancano. Quell’età spensierata può essere anche carica di piccoli e grandi
dolori, e a tal proposito val la pena citare parte del bellissimo discorso del
maestro Richet, tratta dallo splendido film L’argent de poche (1976) di François
Truffaut: “Un adulto infelice può ricominciare la vita altrove, può
ripartire da zero. Un bambino infelice nemmeno lo pensa, sa di essere infelice,
ma non può dare un nome alla sua infelicità e soprattutto dentro di lui non può
nemmeno mettere in discussione i genitori o gli adulti che lo fanno soffrire”.
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mostra visitata il 18 dicembre 2009
dal 25 novembre 2009 al 23 gennaio 2010
Antonio
De Luca – Madre
Nowhere Gallery
Via del
Caravaggio, 14 – 20144 Milano
Orario: da
martedì a sabato ore 15-19.30
Ingresso
libero
Info: tel./fax
+39 0245495916; info@nowhere-gallery.com; www.nowhere-gallery.com
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