Nel 1965, mentre gli artisti americani colonizzano il mercato internazionale, a Milano in via Tadino si inaugura lo “Studio Marconi”, un piccolo spazio espositivo di Giorgio, un appassionato e curioso collezionista di arte, con una mostra di quattro “moschettieri” dell’arte tricolore all’epoca ancora poca conosciuti: Valerio Adami, Lucio Del Pezzo, Emilio Tadini e Mario Schifano.
Questo è l’inizio di una lunga carriera di un cultore, un gallerista che ha imparato il mestiere viaggiando in Europa e Stati Uniti, tessendo relazioni di scambio di esperienze sporadiche o durature di collaborazione, di lavoro e di amicizia con artisti che hanno animato le avanguardie artistiche del secondo Novecento.
Oggi, nella stessa via, su quattro livelli, si erge la Fondazione Marconi Arte Contemporanea e Moderna, considerata un polo d’eccellenza culturale di Milano, dove c’è la mostra collettiva di 60 protagonisti internazionali con 300 opere di “piccolo formato” di Sonia Delaunay, Man Ray, Lucio Fontana, fino a Joseph Beuys e altri esponenti delle neoavanguardie di matrice concettuale.
Una carrellata di opere da interpretare come una micro-macro storia dell’evoluzione dei linguaggi artistici a Milano e in Italia, attraverso opere che raccontano cinquant’anni di una vita consumata con l’arte di Giorgio Marconi. Tra le altre opere di piccolo formato, si segnalano le visioni nucleari deflagranti di Enrico Baj: tavole polimateriche degli anni’50, contro lo stile e l’arte figurativa e in polemica con la critica e il mondo intellettuale. Non dimentichiamoci che nel 1972 Marconi, da talent scout qual è sempre stato, di indiscutibile intuito, acquistò l’opera Funerali dell’anarchico Pinelli, all’epoca censurata, quando Baj non godeva del riconoscimento internazionale raggiunto in questi ultimi anni.
Tra le altre opere, sorprendono le composizioni matematiche e ludiche di Lucio Del Pezzo, gouaches astratto geometriche di Sonia Delaunay, un caposaldo della sua collezione che vanta oltre 250 disegni su carta, inchiostro surrealista di una freschezza sorprendente di Joan Mirò, del 1936, un collage di Louise Nevelson, la signora dell’arte che Marconi prima di altri galleristi ha esposto a Milano, poi multipli di cubi di Victor Vasarely e di Sol Lewitt, ready made di Man Ray e altre imperdibili “perle” di Richard Hamilton, Arman, Sebastian Matta, Christo, Antony Caro, Giulio Paolini, Yves Klein, Lee Ufan, Cy Twombly, Gianni Colmbo Pablo Picasso e altre opere evergreen, di classici dell’avanguardia, che raccontano come gli artisti riconfigurano il mondo attraverso tecniche e linguaggi tradizionali e innovativi, capaci di dare corpo o plasmare un’idea, di esprimerla per mezzo della creatività che seppure di minuscole dimensioni traducono il pensiero in materia in modo sorprendente e incarnano tensioni, ricerche di superamento dell’obiettivo estetico dell’arte, segnando il progresso dell’arte occidentale del secolo scorso fino alle poetiche concettuali contemporanee.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 17 novembre 2015
Dal 17 novembre 2016 al 23 gennaio 2016
Una collezione di piccolo formato
Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea,
via Tadino , 15 20124 Milano
Orari: dal martedì al sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00