Non è facile individuare delle linee di continuità tra l’arte della prima metà del ‘900 e l’arte contemporanea. L’atmosfera pittorica delle “avanguardie storiche” sorte nei primi cinquanta anni del secolo scorso (futurismo, cubismo, espressionismo, surrealismo), pur rappresentando una brusca svolta rispetto all’arte della fine del XIX secolo, era comunque intessuta di forme e colori, è possibile individuare una linea evolutiva con il passato: i colori puri e brillanti derivano dagli impressionisti, da Van Gogh e da Gaugin, la progressiva semplificazione e astrazione delle figure attuata da Picasso in poi è una rintracciabile evoluzione dei piani di colore di Cezanne e di Gaugin. Ma con la seconda metà del secolo la frattura sembra essere (quasi) totale. La nuova arte è diversa, materiali e tecniche si fondono e confondono, l’artista attinge sempre di più alla tecnologia, utilizza fotografie digitalizzate, materiali sintetici, oggetti di uso comune, neon, installazioni di sola luce, anche se una parte dell’arte contemporanea continua a fare uso della ‘figurazione’, magari stravolgendo l’uso di strumenti tradizionali (l’action painting per esempio). Un piccolo saggio di questi due modi di “essere arte” è in mostra alla Galleria Blu. Impossibile non soffermarsi subito sulle opere dei maestri storici: Gueridon (1920) di Picasso, quasi una monocromia nei toni del grigio e del beige, L’equipe de Cardiff (1912-1913) di Robert Delaunay pastello nel quale forme geometriche e colori creano un movimento che attrae e coinvolge lo spettatore, come l’armonica composizione Plan zu einem Haus (1917) di Paul Klee. Max Ernst è presente con Trois Figures (1950 ca.) un olio con un’atmosfera rarefatta e lieve e la dolcezza di una modernissima maternità. Da segnalare un’insolita opera di Giacometti Le the à la villa Natasha (1950 ca.) un disegno a matita su carta, caratterizzato da un tratto morbido e rotondo. Si può tentare di scorgere un sottile filo di continuità con il passato in Lontani cammini (1998) di Medhat Shafik, con il rettangolo protagonista come nel Verhalten (1931) di Kandinsky (in mostra), dotato però di una non confrontabile forza espressiva con i colori chiari in primo piano rispetto alle tonalità più scure. Interessante Tra senso e nesso (1995) di Vincenzo Ferrari, quattro pannelli dipinti con vortici di colore il cui movimento centripeto attrae l’occhio e l’attenzione di chi guarda. Difficile invece individuare il precedente artistico di Davide Nido, per esempio, la cui Bal Blu , una lucida superficie azzurra incisa con segni sinuosi ha comunque un grande fascino. Quale allora il senso della mostra? Probabilmente la domanda non ha una risposta univoca ed ogni visitatore può cercare la propria spiegazione.
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Il sito della Galleria Blu
antonella bicci
visitata il 30 gennaio 2003
OUT OF THE BLU – Picasso, Nicholson e oltre
Dal 10/12/2002 al 23/02/2003
Galleria Blu, via Senato 18, Milano
Tel. 02/76022404, fax 02/782398, e-mail: info@galleriablu.com
Ingresso libero
Orari: 9.30-12.30 e 16.00-19.30; sabato 15.30-19.30; chiuso festivi e dal 23/12/02 al 7/01/03 [exibart]