-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Nella terza sala, fa capolino un ‘altra opera che dimostra come queste soluzioni formali, date da incastri tra linee verticali e orizzontali corrisponde a un obiettivo specifico: vedere i numeri come colori e i fili colorati come numeri, mentre i punti dipinti tracciano una sequenzialità che trascrive compenetrazioni di spazi concettuali possibili. Parke assegna ad ogni numero un filo colorato diverso per realizzare i suoi tessuti, mascherando i motivi di una matrice di colori vivaci. I colori dipendono da un numero predefinito, che se utilizzati in maniera casuale non sono riconducibili ad alcun motivo, ma ne creano altri. I dipinti di Barrow sono intitolati con tre lettere corrispondenti ai numeri dei fili colori utilizzati, combinati tra loro a caso. Il titolo della mostra si riferisce ad una condizione neurologica specifica dell’essere umano che involontariamente confonde molteplici esperienze cognitive o sensoriali legate ad un determinato stimolo. E, se da Kandiskij impariamo che alla musica si associano colori, da Itten distinguiamo le forme dai colori; nelle opere di Barrow cominciamo a vedere i numeri come colori e il “fil rouge” è la percezione sempre soggettiva.