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fino al 23.VII.2010 Adriano Altamira Milano, Fondazione Marconi
milano
La fotografia documenta un momento artistico o è arte? E quindi: il fotografo chi è? Artista completo o cronista di se stesso? Nell’indecisione c’è chi, un po’ dada, sceglie di essere entrambi...
formale che
assottiglia le distanze tra chi parla e chi ascolta. Fotografia al servizio
dell’arte, fotografia al servizio del concetto e quindi – per estensione –
fotografia concettuale: a ciò si dedica da quarant’anni Adriano Altamira (Milano, 1947) che, dopo le mostre
degli anni ’70 allo Studio, porta oggi alla Fondazione Marconi una retrospettiva
che suona come il suo intimo “very best of”.
Il “meglio” di un artista che da tempo indaga (e induce a
indagare) sul confine tra fotografia e arti plastiche, sull’essenza del
linguaggio fotografico, sulla sua sostituzione o sovrapposizione alla pittura e
alle altre forme del visuale. Una ricerca che lo stesso Altamira ha esplicitato
ancora recentemente in un testo di profonda lucidità qual è La vera storia
della fotografia concettuale, edito da Rossella Bigi.
Una ricerca che nella selezione di opere in mostra emerge
in tutta la sua coerenza: a partire proprio dalle due versioni proposte di PlexiglASS, mixed media che segna i suoi
esordi nel campo dell’uso visionario della fotografia. Il culo di una donna
troneggia al centro della composizione, lievemente deformato dalla leggera pressione
su un velo di plexiglas trasparente. Quello che la riproduzione fotografica non
può rendere è il lieve scarto prospettico delle mani, poste in rilievo a
leggere un foglio di carta velina, simbolo del plexiglas richiamato dal titolo.
Realtà e finzione si intrecciano, dunque, con curiosa e
divertita inventiva post-Dada, nel dare conto delle diverse fasi speculative di
Altamira, tutte rigorosamente documentate nella loro declinazione commerciale
di serie e cartelle più o meno pubblicate, più o meno tirate in numeri ridotti
di esemplari.
Ecco dunque le carrellate di Area di Coincidenza – siamo ancora nei ’70 – dove la
ricerca sfarfalla tra riferimenti alti e bassi, nella paratassi di pezzi d’arte
contemporanea e oggetti di vita comune; o ancora nella documentazione di un
evoluzionismo dell’arte, ad esempio con la segnalazione di cento anni di
versioni e omaggi a Le déjeuner sur l’herbe di Manet; o ancora con gli
“impacchettamenti” che da Man Ray arrivano fino a Christo. Dai nudi giovanili della serie La
femme visible si
passa alla Piccola Apocalisse, che conduce a unità un’analisi in realtà ad ampio
spettro. Quasi vent’anni di fotografie e fotomontaggi, spunti dei più disparati
che nel falso prospettico delle Scale (1980) trovano una travolgente fortuna compositiva.
Altamira artista perché fotografo o artista in quanto
tale? La risposta, forse, sta nei 572 tagliandi di panetterie, supermercati e
salumerie che ricompone in mosaico ne Le Attese (2002). Soggetto per una
fotografia, ma anche opera essa stessa; che, anche a prescindere dal messaggio
e restando sul puro piano visuale, si scopre degna degli arazzi che El
Anatsui realizza
con i sui tappi di recupero.
Un “bigino” sugli ultimi 40 anni di fotografia in Italia
Altamira omaggia il Piccolo Principe
La fotografia in Italia in un libro
francesco sala
mostra visitata il 7 luglio 2010
dal 10 giugno al 23 luglio 2010
Adriano Altamira – Fotografie 1971-2010
Fondazione Giorgio Marconi
Via Tadino, 15
(zona Porta Venezia) – 20124 Milano
Orario: da
martedì a venerdì ore 10.30-12.30 e 15.30-19
Ingresso
libero
Info: tel. +39
0229419232; fax +39 0229417278; info@fondazionemarconi.org; www.fondazionemarconi.org
[exibart]