Quel Benozzo Gozzoli (Benozzo di Lese, Firenze 1420 ca. – Pistoia 1497), pittore dall’incerta fortuna critica, stroncato da Vasari e Longhi (che lo definì autore di cartoni colorati ), amato dai preraffaelliti. Di recente la critica ha elaborato un giudizio più equilibrato, che gli assegna un posto di rilievo nel quattrocento fiorentino, pur ammettendo che il pregio di Gozzoli non va cercato nella modernità (secondo l’esempio di Masaccio) della sua pittura, ma nell’eleganza narrativa e nella ricchezza d’inventiva.
La sua vita attraversa uno dei secoli più stimolanti, che si apre con gli eleganti linearismi del gotico internazionale e termina con l’esaltazione dei valori plastici e della prospettiva razionale. Benozzo è figura di transizione, accoglie i princìpi della raffigurazione prospettica, ma affida il plasticisimo delle figure ai giochi di luce e di riflessi che movimentano le pieghe degli abiti, piuttosto che ad una solida struttura anatomica; l’eleganza della linea e l’attenzione minuziosa per i dettagli guardano ancora al gotico cortese.
San Domenico resuscita Napoleone Orsini proviene dalla predella della Pala della Purificazione commissionata nel 1461. E’ un saggio dell’abilità di Gozzoli, che riesce anche nel piccolo formato a non “perdere nulla della sua freschezza
Mencarelli invita ad ammirare l’abile definizione dei dettagli, nonostante il formato ridotto della tavola (Gozzoli fu anche miniaturista): l’elaborata acconciatura di una delle donne, la trasparenza dei veli, la volontà di arrivare ad una fisionomia individuale (che potrebbe derivare a Benozzo dall’incontro con la pittura fiamminga). I colori sono ariosi e brillanti, accesi da rossi luminosi, l’atmosfera è quella di una magica narrazione, anche se il racconto ha un drammatico inizio. E’ uno dei limiti di Gozzoli quello di non farsi convincente interprete dei moti dell’animo, egli “non ritiene di dedicare particolare attenzione alla gestualità e alla mimica dei suoi personaggi, attori sempre serenamente, ma anche un po’ distaccatamente protagonisti” (Mencarelli).
Analoga osservazione per il Cristo in pietà tra la Vergine e San Giovanni Evangelista, databile al settimo decennio del quattrocento. Di incerta provenienza (il
E’ questo il retaggio più ‘trecentesco’ dell’opera di Gozzoli, manca a Benozzo la scoperta dell’uomo come figura centrale della storia, con le sue passioni e i suoi dolori.
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