Attraverso
l’esposizione di 18 dipinti su carta, lavori completamente inediti, composti
tra il 2009 e il 2010, si assiste allo spettacolo della de-materializzazione.
All’interno di un riquadro che si ripete identico, 90×110 cm, la realtà
ascetica di Bendini si rivela come massa plasmante, fatta di un complesso
dispositivo senza forma che mette in primo piano la sua elevata capacità
demiurgica. Nello spazio di un incontro, fra sole due dimensioni, scaglie di
sfumature e colori a olio messi a contrasto sottolineano il richiamo
all’Informale,
tempo quello lenticolare della coscienza, al maturare di relazioni, caratteri,
disposizioni, fisiologie”, come sostiene
Flaminio Gualdoni curatore della personale. Bendini, infatti, “ne accoglie le vocazioni e le derive,
sino al punto in cui lo spazio sia spazio totale dell’immagine, luce declinata
e qualificata per i mille possibili del tono, per i corsi non ordinari dei
rapporti. È, quella di Bendini, una sorta di meraviglia che ogni volta si
rinnova nel conoscersi, nel riconoscersi nel quadro, nella capacità di questo
automatismo scrutinante di veicolare il senso possibile sino all’alterità
suprema dell’immagine, perfettamente trasparente tanto quanto sovranamente
fisica”.
Sulla carta spessa, nello spazio
angolare della galleria, l’uso del colore confonde e spaesa, mostrando
l’irrealtà luminosa dell’esistenza temporale; seguendo un aprirsi aritmico,
interminabile di riflessi e buchi d’energie. Diastole e sistole educate con
garbo e messe in moto con passo leggero e deciso. Al visitatore restano ombre e
schiarite, nuvole sovrapposte a parete come diversi sedimenti della visibilità.
Imprigionati tra loro, i 18 dipinti
diventano teatri che mettono in scena neri insondabili, lampi improvvisi e abissi accecanti senza più gravità
né prospettiva. Ogni superficie porta scritta su di sé pensieri senza
immaginazione, concetti innati che danno vita ad altrettante presenze di natura,
nel loro stadio primordiale.
Benché il bianco e
il nero siano i non-colori maggiormente usurati dalla tecnica entropica
di Bendini, la personale si rifà a un tema caro all’artista: quello del
recupero/perdita di porzioni di memoria. Nel percorso di Il tempo, la luce
i lavori, infatti, battono come orologi che hanno perso l’uso di meccanismi e
convenzioni; grazie anche all’uso di titoli, sottolineano il valore quotidiano
della serie, una sorta di diario esistenziale che slega il passaggio del segno
umano da ogni tipologia del contingente.
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Vasco
Bendini a Verona
Personale
a Roma
Al
Museo a Varese
ginevra bria
mostra visitata il 6 ottobre 2010
dal 6 ottobre al 23 novembre 2010
Vasco Bendini – Il
tempo, la luce
a cura di Flaminio Gualdoni
Galleria Bianconi
Via Lecco, 20 (zona Porta
Venezia) – 20124 Milano
Orario:
da lunedì a sabato ore 10-13 e 15-19
Ingresso libero
Info: tel. + 39 0291767926;
info@galleriabianconi.com; www.galleriabianconi.com
[exibart]
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