13 gennaio 2006

fino al 24.II.2006 Andrea Galvani Milano, Artopia

 
Maestro del sospetto, sottile provocatore, cultore della dialettica estetica. La danza dei segni si snoda dal titolo dell’esposizione alle opere, fino alla mente del visitatore. Visibile versus invisibile, tra scienza e arte...

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E’ una sorta di materia oscura quella che irrompe nella logica dell’universo di Andrea Galvani (Verona, 1973) e trasfigura dall’interno i canoni tradizionali. Nell’ambito delle giovani proposte italiane e straniere, la galleria Artopia e la curatrice Marinella Paderni presentano l’ultimo progetto dell’artista che, da diversi anni, opera una riflessione sullo statuto delle immagini. L’obiettivo? L’atavico tentativo di liberare la struttura che tiene in equilibrio l’universo e gli organismi dal mito di uno statico conformismo, che come affermava Nietzsche “rende la mano più ingegnosa ma meno agile il nostro ingegno”.
Il wall painting BRAIN#1, un intervento grafico su una tavola anatomica del cervello umano, traccia una mappa simbolica del nostro sistema percettivo e innesca un meccanismo a orologeria di fotografie e disegni a china. Un insight che genera l’introduzione nell’opera di una nuova coscienza.
Il Big Bang concettuale di Galvani si propaga sotto forma di palloncini neri gonfiati ad elio e ancorati alla roccia, corpi estranei che come atomi di un universo al grado zero irrompono nel paesaggio di La morte di un’immagine #1, trasfigurandolo e irradiando la propria energia fino a proiettarlo in uno spazio metafisico decostruito. Come affermò Max Ernst “l’incontro su un piano di due realtà reciprocamente distanti fa sprizzare una scintilla”. Il dado è ormai tratto e mostra una delle sue facce in La morte di un’immagine #5, in cui il cavallo stagliato al centro ricorda i monumenti equestri di ascendenza classica, ma al posto del prode cavaliere è sormontato da una proliferazione di palloncini bianchi che nascondono parte della sua fisionomia astraendolo dal contesto e connettendolo a diversi livelli di significazione e di disamina spazio-temporale.
Andrea Galvani, La morte di un
Gli elementi alieni che intervengono a favore della trasfigurazione di Decostruzione di una montagna #2 sono invece tre prismi ottagonali, specchi e simulatori della distribuzione di materia e della formazione delle strutture nel terreno sottostante. Con un gioco di spostamenti di senso affermano come una certa “terra di nessuno” viene ad interporsi tra realtà e rappresentazione iconica. I prismi hanno però un aspetto similare allo spazio che rappresentano, al punto da confondersi con esso.

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Andrea Galvani – Decostruzione di una montagna e la morte di un’immagine
Artopia, Via Lazzaro Papi, 2 (P.ta Romana) – Orario: da martedì a venerdì 15,30 – 19,30 – Ingresso libero – +39 025460582 (info), ritaurso@tiscalinet.it  , www.artopia.it  


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