Chiunque abbia più di venticinque anni ricorderà sicuramente il rag. Giandomenico Fracchia che, convocato dal Cav. Dott. Ulisse Acetti, nel modernissimo ufficio di quest’ultimo, lottava con una famigerata poltrona
Sacco, sulla quale non riusciva mai ad accomodarsi.
Da sempre il design italiano si muove su un doppio registro: quello della vita quotidiana, in cui oggetti che hanno fatto la storia del disegno industriale sono entrati tanto prepotentemente da non fare neanche più caso alla loro presenza, come la
Moka Bialetti o la sedia
Plia di Castelli, o anche le scarpe Superga, tutti e tre abitanti pluridecennali delle nostre case; e quello dell’eccellenza, dell’alta creatività, del lusso e della moda, fatto di oggetti del desiderio e del sogno, rappresentativi di uno status symbol e di un gusto universale, come il foulard
Flora di Gucci, la cravatta
Sette pieghe di Marinella, i
Capri pants dalle geometrie colorate di Emilio Pucci o gli abiti rossi di Valentino Garavani.
Sogno o realtà, le
99 icone del design presentate a Bergamo formano un vero e proprio alfabeto, 99 simboli unici e univoci di uno stile inimitabile, che riesce ad avvolgere l’esistenza in ogni suo ambito: personale, lavorativo, abitativo, sportivo, ricreativo.
Prodotti nati in più di 230 anni di design -dalle ballerine Porselli, create nel 1778, alla nuova Cinquecento Fiat, fresca di debutto- in cui a farla da padrone sono i decenni d’oro del made in Italy, gli anni ‘60 del boom economico e gli anni ‘80 della nuova creatività. Un’autentica grammatica del disegno industriale che continua a fare scuola in tutto il mondo, ponendo l’Italia al primo posto della creazione di qualità.
Un allestimento particolare fa sfilare il meglio della produzione italiana attraverso le sale pluricentenarie dell’Accademia Carrara, sotto lo sguardo vigile dei ritratti della collezione permanente. Un filo rosso unisce, idealmente e fisicamente, il percorso: è quello della solidarietà. Quella di Bergamo è, infatti, solo la prima tappa di un tour itinerante che porterà la mostra-mercato in giro per il Bel Paese per raccogliere fondi destinati al Cesvi, organizzazione umanitaria indipendente fondata proprio a Bergamo, e che saranno devoluti a sostegno della “Casa del sorriso” di Rio de Janeiro, che si occupa del recupero di bambini e ragazzi di favela. Il meccanismo è semplice: si guarda, si sceglie e si fa un’offerta pari almeno al prezzo di listino dell’oggetto, che sarà poi ritirato nei punti vendita convenzionati segnalati.