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28
settembre 2007
fino al 24.II.2008 Il futuro del futurismo Bergamo, Gamec
milano
Oltre duecento opere futuriste. A un anno dalla celebrazione del centenario, s’indagano tutte le declinazioni dell’avanguardia italiana. Fino al contemporeneo. Un’operazione fortunatamente poco calibrata, ma a tratti troppo ambiziosa...
di Ginevra Bria
“Bando agli anacronismi!” “Spezziamo le catene che ci legano al passato!” “Rivisitiamo il Futurismo!” “Rendiamolo un pensiero antistorico!” Potrebbero essere questi quattro inni-in-contrapposizione ad accogliere i visitatori all’ingresso dei rumoreggianti spazi della Gamec. Ma bisognerebbe redigere un nuovo programma, una dichiarazione poetico-artistica che, forse, avrebbe poco a che vedere con l’intera serie di opere esposte.
La mostra comprende una selezione di duecento lavori. Dipinti, sculture, video e installazioni che attraversano un secolo e ripropongono centoventi autori delle avanguardie mondiali. Tanto nel campo dell’arte quanto in quello della letteratura e dell’architettura, per sconfinare nel mondo del design e della musica. In continuo dislivello tra moderno e contemporaneo. Da Pistoletto a Hirst, da Diulgheroff a Crali, da Cage a Russolo, da McCarthy a Popova, da Enzo Mari a Sandro Chia, la mostra è un condensato contenutistico, visivo e sonoro di primo piano. Di rilievo, almeno, non tanto le ricercatezze, quanto la varietà e la caparbia degli accostamenti e dei raggruppamenti tematici che riuniscono gli artisti selezionati.
In verità, all’intera operazione curatoriale sottende un concetto che, solo a tratti, è stato sottolineato con la dovuta precisione. Il movimento del Futurismo è nato, ai primordi dell’avanguardismo europeo, nel 1909, il giorno della redazione del Manifesto, precisamente l’11 febbraio. Il Futurismo, però, com’è sorto è anche terminato, nel 1944, in seguito alla morte del suo carismatico promulgatore, Filippo Tommaso Martinetti. Il peculiare linguaggio, il programma, gli intenti e le manifestazioni roboanti di questo movimento espressamente italiano sono sempre stati ben marcati. La “ricostruzione futurista dell’universo” ha calcato le scene dei teatri e delle gallerie di tutta Europa, riverberando e coinvolgendo ogni disciplina che in quel momento storico rifioriva e guardava al progresso.
Va dunque segnalata la correttezza della scelta di suddividere i lavori per aree tematico-concettuali. A partire dal Futurismo “storico” sono stati estrapolati e riproposti nove temi che hanno fondato la cosiddetta “meccanizzazione che prepara il futuro del pensiero progressista”. Seguendo una sorta di logica da Immaginazione senza fili, nelle sale della Gamec si possono osservare in parallelo tanto il Futurismo posto in relazione con le altre avanguardie del Novecento (eccezionale la collezione di grafica dei manifesti di El Lissitzkij e Aleksandr Rodchenko) quanto il Futurismo inserito in una logica di avanzamento estetico nel contemporaneo (audace l’inserimento di Play piano for Ethiopia di Paik -1989- nella sezione La società dello spettacolo). Qualora si fosse convinti che il passato dell’arte non sia morto, perché il futuro del futurismo deve ancora arrivare, allora ci si potrà godere lo spettacolo. Un miracolo mirabolante che fascia gli occhi del visitatore, stordendolo con storie e composizioni ormai senza tempo e senza pretesa di brillante, assoluta esaustività.
La mostra comprende una selezione di duecento lavori. Dipinti, sculture, video e installazioni che attraversano un secolo e ripropongono centoventi autori delle avanguardie mondiali. Tanto nel campo dell’arte quanto in quello della letteratura e dell’architettura, per sconfinare nel mondo del design e della musica. In continuo dislivello tra moderno e contemporaneo. Da Pistoletto a Hirst, da Diulgheroff a Crali, da Cage a Russolo, da McCarthy a Popova, da Enzo Mari a Sandro Chia, la mostra è un condensato contenutistico, visivo e sonoro di primo piano. Di rilievo, almeno, non tanto le ricercatezze, quanto la varietà e la caparbia degli accostamenti e dei raggruppamenti tematici che riuniscono gli artisti selezionati.
In verità, all’intera operazione curatoriale sottende un concetto che, solo a tratti, è stato sottolineato con la dovuta precisione. Il movimento del Futurismo è nato, ai primordi dell’avanguardismo europeo, nel 1909, il giorno della redazione del Manifesto, precisamente l’11 febbraio. Il Futurismo, però, com’è sorto è anche terminato, nel 1944, in seguito alla morte del suo carismatico promulgatore, Filippo Tommaso Martinetti. Il peculiare linguaggio, il programma, gli intenti e le manifestazioni roboanti di questo movimento espressamente italiano sono sempre stati ben marcati. La “ricostruzione futurista dell’universo” ha calcato le scene dei teatri e delle gallerie di tutta Europa, riverberando e coinvolgendo ogni disciplina che in quel momento storico rifioriva e guardava al progresso.
Va dunque segnalata la correttezza della scelta di suddividere i lavori per aree tematico-concettuali. A partire dal Futurismo “storico” sono stati estrapolati e riproposti nove temi che hanno fondato la cosiddetta “meccanizzazione che prepara il futuro del pensiero progressista”. Seguendo una sorta di logica da Immaginazione senza fili, nelle sale della Gamec si possono osservare in parallelo tanto il Futurismo posto in relazione con le altre avanguardie del Novecento (eccezionale la collezione di grafica dei manifesti di El Lissitzkij e Aleksandr Rodchenko) quanto il Futurismo inserito in una logica di avanzamento estetico nel contemporaneo (audace l’inserimento di Play piano for Ethiopia di Paik -1989- nella sezione La società dello spettacolo). Qualora si fosse convinti che il passato dell’arte non sia morto, perché il futuro del futurismo deve ancora arrivare, allora ci si potrà godere lo spettacolo. Un miracolo mirabolante che fascia gli occhi del visitatore, stordendolo con storie e composizioni ormai senza tempo e senza pretesa di brillante, assoluta esaustività.
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dal 19 settembre 2007 al 24 febbraio 2008
Il futuro del futurismo. Dalla ‘rivoluzione italiana’ all’arte contemporanea
a cura di Giacinto di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini Galati
Gamec – Galleria d’arte moderna e contemporanea
Via San Tomaso, 52 – 24121 Bergamo
Orario: da martedì a domenica ore 10-19; giovedì ore 10-22
Ingresso: intero 8 €; ridotto e gruppi 6 €; scuole 2 €
Catalogo Electa
Info: tel. +39 035399528; fax +39 035236962; info@gamec.it; www.gamec.it
[exibart]
che carrozzone…
basta!! neofuturisti? basta accozzaglie rimasticate sospese tra passato e futuro