L’americano Duane Michaels è in mostra con il celebre ritratto René
Magritte (1965), mostrando due sue immagini di profilo e una che guarda
direttamente in macchina: è l’ambiguità del processo di elaborazione
fotografica che sposa quella del pittore, si evidenzia la rappresentazione
della realtà , che non necessariamente è la realtà stessa, anzi. Il giapponese Shoji
Ueda,
in Autoritratto di famiglia (1950), racconta i suoi cari inquadrati tra
dune bianche fondendo quasi spazio reale e sfondo pittorico, esaltando il
surrealismo dell’immagine.
La fiabesca Karen Knorr porta una scimmia in un museo, The Genius
in the place (1986), e incornicia lo scatto come un quadro antico, cornice
nera e targhetta dorata: ironia nello scardinare regole di luoghi
cristallizzati. Le cibachrome di Desiree Dolron, Nich “Silence of
the eye” (1995), hanno bambini senza pupille che scrutano in modo
inquietante lo spettatore e lo interrogano sul futuro, mentre l’opera Vertigo (1997) di Robert
Gligorov insiste sulle nuove mutazioni del corpo nell’epoca delle
manipolazioni genetiche.
Interessante
la collettiva Landscape (Galleria AAB) con i paesaggi astratti di Mario Giacomelli e quelli aperti all’infinito di Ansel
Adams, con i suoi grandi formati dedicati
agli immensi spazi dei parchi americani. Tra le gallerie spiccano le calli
silenziose di Venezia in stampe alla gomma bicromata, ritratte da Jean
Janssis (Galleria
dell’Aref), le astrazioni e i fotogrammi sperimentali di Franco Grignani e Luigi Veronesi (Kanalidarte) e le
raffinate nature morte elaborate da Robert van der Hilst nei suoi Chinese interiors (Maurer Zilioli Contemporary
Arts). In queste immagini si legge l’eco della tradizione pittorica
olandese (dal ritratto alla natura morta, dall’interno al paesaggio) e la luce è
volutamente pittorica, che taglia, si posa e ferma il tempo nella lettura di
questo oggetti legati al mondo quotidiano.
Davvero
poetico Occhiomagico (Studio LB Contemporary Art) con il lavoro L’ora sospesa (2006). Qui la fotografia
manifesta, come scrive Gigliola Foschi nel saggio in catalogo, “la
coincidentia oppositorum”; nel silenzio del tempo fotografico sospeso una scala parte da una
prato e si innalza perdendosi tra le nuvole, congiungendo terra e cielo, reale
e onirico. Sulla strada dell’arte pubblica la fotografia ha incontrato la
poesia e ora camminano insieme, restituendo alla natura il suo ruolo arcaico di
creatrice.
Una
Biennale diffusa dove l’alto livello dei lavori storici permane tra i
contemporanei scelti, mettendo in luce quanto la fotografia sia oggi piĂą che
mai alla ricerca di un dialogo con i suoi interlocutori, decisa a stupire e
disturbare, ma per discutere il suo ruolo e la sua visione del mondo, che ci
consegna attraverso gli occhi dei fotografi. A ognuno di noi spetta una
risposta interpretativa letta tra le immagini, perché compito degli artisti non
è cambiare il mondo ma interrogarlo sul suo significato più profondo.
La Biennale
bresciana nel 2004
luisa
prina cerai
mostra visitata il 7 settembre 2020
dal 2 luglio al 24 settembre 2010
Biennale Internazionale Fotografia 2010
Sedi varie – 25100 Brescia
Orario: a seconda delle sedi espositive
Ingresso: Museo Ken Damy € 5; libero nelle altre sedi
Catalogo: Edizioni del Museo Ken Damy, € 30
Info:
tel. +39 0303758370; info@museokendamy.com; www.museokendamy.com
[exibart]
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