Dopo esser state esposte nell’ambito della V edizione di Fotografia – Festival Internazionale di Roma, approdano al Careof di Milano le Visioni dell’Eur di Gea Casolaro (Roma, 1965). Il quartiere Eur, voluto da Mussolini nel 1937 con l’intenzione di creare una “Terza Roma”, è divenuto oggi il centro della vita socio-economica della città anche e grazie alla sua peculiare architettura razionalista, è stato usato come set per numerosi film. L’artista ha pertanto compiuto una ricerca e una selezione di fotogrammi attraverso l’immaginario cinematografico di alcuni maestri del cinema italiano, tra cui Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Eduardo De Filippo, Federico Fellini e Dino Risi, e all’interno dell’archivio fotografico “Album di Roma”. Ha creato così un nuovo corpus fotografico fatto di visioni molteplici, associando e accostando le immagini tratte da alcuni film come L’Eclisse, Partner, Oggi, domani e dopodomani, Boccaccio ’70 e I mostri a quelle scattate dalle persone che vivevano in quegli anni in quello stesso luogo così emblematico ed evocativo senza, tuttavia, ricavarne particolari suggestioni poetiche. L’artista ha infatti dichiarato a questo proposito: “io in quel luogo ci vivevo, normalmente, così come altri vivevano altrove, senza avvertire quella tensione che poi scoprii nei film. E come me credo tutti quelli che abitavano all’Eur, che anzi era un posto pieno di verde e tranquillità”.
Nonostante la diversità nella percezione del quartiere, è tuttavia interessante notare come spesso le inquadrature dei film corrispondano, a volte quasi perfettamente, con quelle delle fotografie scattate da amici, coppie o famiglie durante alcuni momenti di vita privata. In questo incastro di immagini, dove tempo e spazio si dilatano fino a ricomporsi attraverso lo sguardo dello spettatore, l’Eur non è più solo un luogo entrato a far parte della memoria collettiva con i suoi palazzi e monumenti, tra cui il Palazzo della Civiltà Italiana, il Palazzo degli Uffici, la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, il Palazzo dei Congressi, il Fungo e il Velodromo Olimpico, ma non è neppure più solo un quartiere in cui vivere la normalità dei gesti quotidiani.
La rappresentazione dell’Eur diviene quindi relativa e la presunta oggettività della fotografia è messa in discussione perché, come sostiene l’artista, “ogni foto per me non è la rappresentazione di qualcosa che viene definito reale perché impresso su un fotogramma, ma al contrario, la utilizzo proprio per dimostrare che lo sguardo umano (di chi scatta, ovvero di chi guarda) non può prescindere dalla propria soggettività. E che solo dallo scambio e dalla coralità di questi sguardi soggettivi, possa nascere una visione della realtà sempre più ricca, complessa e completa”.
E, continua, “a me interessa quello che c’è dietro le immagini delle cose, per cui per me non è importante l’immagine in sé o la tecnica. Mi piace fare dei discorsi che sono sul modo di guardare dell’essere umano. Lo sguardo come meccanismo di cultura, apprendimento e di scambio tra le persone”.
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