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11
maggio 2009
fino al 24.VI.2009 Chiara Milano, Galleria Wabi
milano
Un misterioso gioco di travestimenti. L’ironia dell’apparire ora diva cinematografica, ora pin-up di un carosello senza spazio e senza tempo. Sfuggente come Rose Sélavy, per sfiorare un tema sempre caro all’arte: la bellezza...
Sotto una caleidoscopica luce d’ironia, ora intenta in una rilassante Pedicure e manicure, ora in una colorata Toletta, ora avvolta in Acconciature ammiccanti, la personale dell’artista Chiara (all’anagrafe Chiara Carocci, Varese, 1976; vive a Roma) è un suggestivo affresco sulle indispensabili vanità dell’essere donna.
Variazioni sul tema: La Bellezza percorre “sei fasi” simboliche della cura del corpo, puntando l’attenzione sugli oggetti-feticcio (dando ampio spazio al linguaggio del packaging, dei giocattoli in miniatura), emblemi di questo panorama estetico e accuratamente riproposti come elementi installativi delle due aree tematiche: Variazioni sul tema Parte Uno e Parte Due.
Fulcro dell’indagine, i riti quotidiani della bellezza letti attraverso la lente d’ingrandimento dell’obiettivo fotografico, attento a ricostruire gli stereotipi delle realtà pubblicitarie della prima televisione americana anni ‘50 e dei caroselli anni ’60, quando di colpo la società dei consumi ebbe il suo boom.
Variazioni sul tema: La Bellezza è una mostra bene allestita, in cui tutto partecipa alla ricostruzione di quel lontano mondo imbellettato: il puff rosa delle atmosfere ovattate, i profumi, la musica dolce e soave per accompagnare la “dolce vita”, che all’epoca si lasciava alle spalle un passato di guerra e povertà, per rinascere in un grande sogno di benessere collettivo.
La bellezza è osservata da vicino, attraverso due momenti storici: dalle pubblicità degli anni ‘60 alle atmosfere più sofisticate dei “bianchi e neri” e dei viraggi color seppia degli anni ’30, quando nasceva il divismo cinematografico.
Un suggestivo gioco di citazioni la cui protagonista – con sempre cangiante ironia – è la stessa artista, impegnata in travestimenti accurati. Una Rose Selavy dei nostri giorni, che dell’artificio fa la sua aura. Sicché il set fotografico viene sapientemente allestito senza lasciare nulla al caso, mentre lo scatto finale è affidato a una collaboratrice.
Il concetto di stereotipo, che ha un ruolo dominante nella ricerca di Chiara, è accentuato dal gioco/travestimento e dalla volontà di sdrammatizzare quel senso di rigore e serietà che invade l’universo degli spot pubblicitari. Troppo seriosi, come il concetto stesso di bellezza, che invece in questo caso è soprattutto un evento ludico. Perciò l’atmosfera in mostra è variopinta e sofisticata. Perché è arte, artificio, trucco. È questo il bello.
Variazioni sul tema: La Bellezza percorre “sei fasi” simboliche della cura del corpo, puntando l’attenzione sugli oggetti-feticcio (dando ampio spazio al linguaggio del packaging, dei giocattoli in miniatura), emblemi di questo panorama estetico e accuratamente riproposti come elementi installativi delle due aree tematiche: Variazioni sul tema Parte Uno e Parte Due.
Fulcro dell’indagine, i riti quotidiani della bellezza letti attraverso la lente d’ingrandimento dell’obiettivo fotografico, attento a ricostruire gli stereotipi delle realtà pubblicitarie della prima televisione americana anni ‘50 e dei caroselli anni ’60, quando di colpo la società dei consumi ebbe il suo boom.
Variazioni sul tema: La Bellezza è una mostra bene allestita, in cui tutto partecipa alla ricostruzione di quel lontano mondo imbellettato: il puff rosa delle atmosfere ovattate, i profumi, la musica dolce e soave per accompagnare la “dolce vita”, che all’epoca si lasciava alle spalle un passato di guerra e povertà, per rinascere in un grande sogno di benessere collettivo.
La bellezza è osservata da vicino, attraverso due momenti storici: dalle pubblicità degli anni ‘60 alle atmosfere più sofisticate dei “bianchi e neri” e dei viraggi color seppia degli anni ’30, quando nasceva il divismo cinematografico.
Un suggestivo gioco di citazioni la cui protagonista – con sempre cangiante ironia – è la stessa artista, impegnata in travestimenti accurati. Una Rose Selavy dei nostri giorni, che dell’artificio fa la sua aura. Sicché il set fotografico viene sapientemente allestito senza lasciare nulla al caso, mentre lo scatto finale è affidato a una collaboratrice.
Il concetto di stereotipo, che ha un ruolo dominante nella ricerca di Chiara, è accentuato dal gioco/travestimento e dalla volontà di sdrammatizzare quel senso di rigore e serietà che invade l’universo degli spot pubblicitari. Troppo seriosi, come il concetto stesso di bellezza, che invece in questo caso è soprattutto un evento ludico. Perciò l’atmosfera in mostra è variopinta e sofisticata. Perché è arte, artificio, trucco. È questo il bello.
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Galleria Wabi
Via Garigliano, 3 (zona Isola) – 20159 Milano
Orario: da mercoledì a sabato ore 10-12.30 e 15.30-19
Ingresso libero
Info: maiter@galleriawabi.it; www.galleriawabi.it
[exibart]
e’ come ricordare dieci anni fa! i peggiori momenti artistici di dieci anni fa!