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14
luglio 2009
fino al 24.VII.2009 Giuseppe Caccavale Milano, Claudia Gian Ferrari
milano
Fotografie del Sud, delicati disegni a pastello e un affresco tripartito. Con figure gentili e aggraziate, immagini legate alla terra, dense di corposità. Ma che sanno elevare il pensiero al cielo e al respiro dell’universo...
di Vera Agosti
Giuseppe Caccavale (Afragola, Napoli, 1960; vive a Marsiglia e in Puglia) compie la sua formazione fuori d’Italia, soprattutto in Germania, Francia e nelle Fiandre. Si tratta di una scelta di vita precisa, alla ricerca d’interiorizzazione e perfezione. Soggiorna sul Monte Athos, contempla e studia gli antichi affreschi di Teofane il Cretese e Panselinos il Macedone, mettendo in pratica una funzione “meditativa” che oggi si riscontra nei suoi lavori.
Nella galleria e nel giardino di Claudia Gian Ferrari realizza un affresco, certamente dedicato al Sud, la terra da cui proviene e che ha abbandonato, mantenendone intatto il ricordo. È costruito secondo la tradizione antica: il cartone riporta il disegno con la tecnica dello spolvero su una base di sabbia, calce e acqua, in cui i colori si cristallizzano velocemente, senza possibilità di correzione. I supporti sono invece all’avanguardia, frutto di alta tecnologia, sfruttando i materiali per lo stacco degli affreschi per il restauro.
L’opera completa è compiuta in tre giorni. L’aria, l’umidità e la luce, diverse nelle tre differenti giornate, mutano i colori, che acquistano una vitalità diseguale, rendendo quella speciale patina che sa di profonda interiorità.
I disegni rappresentano la natura e la reinterpretano, come gli antichi pittori fiamminghi che, riproducendo un oggetto, cercavano di penetrarne l’anima e il senso. Caccavale inserisce le sue dolcissime figure in nuovi contesti: fragili creature come farfalle e uccelli diventano motivi ornamentali, colorandosi di sogno e poesia, ma al contempo partecipano all’immagine ingigantite, divenendo protagoniste. Così, gli uccelletti che adornano i bicchieri e i vasi sembrano inserirvisi come in un “alchemico, trasparente alambicco”.
Di lui hanno scritto che “essenzialità, silenzio, disciplina quotidiana scandiscono i ritmi della sua opera”. E, in effetti, le sue figure e i suoi colori rappresentano un universo che non si può ritrovare nella vita di tutti i giorni, contaminata dal caos delle città, dal lavoro stressante, dagli impegni e dagli obblighi della pur necessaria mondanità; ma sono esistiti in un mondo non lontano, la cui eco non si è del tutto smorzata, e prende voce all’interno della coscienza e del ricordo più genuino.
Il titolo delle opere spiega chiaramente la poetica della rappresentazione. Impossibile dunque equivocare, chiedersi il perché, il significato di un’attribuzione. Ogni elemento-chiave parla da sé e trova in sé la sua ragion d’essere.
Le forme essenziali, d’ispirazione classica, presentano un’eleganza raffinata, meticolosa, semplice e pulita; le varie figure prendono vita sotto i nostri occhi. Caccavale non copia: trae ispirazione dagli autori che l’hanno colpito, indipendentemente dalla loro fama, e realizza una traslazione dell’oggetto nel tempo, inserendolo in ambientazioni completamente diverse, appositamente concepite per quel fine.
Nella galleria e nel giardino di Claudia Gian Ferrari realizza un affresco, certamente dedicato al Sud, la terra da cui proviene e che ha abbandonato, mantenendone intatto il ricordo. È costruito secondo la tradizione antica: il cartone riporta il disegno con la tecnica dello spolvero su una base di sabbia, calce e acqua, in cui i colori si cristallizzano velocemente, senza possibilità di correzione. I supporti sono invece all’avanguardia, frutto di alta tecnologia, sfruttando i materiali per lo stacco degli affreschi per il restauro.
L’opera completa è compiuta in tre giorni. L’aria, l’umidità e la luce, diverse nelle tre differenti giornate, mutano i colori, che acquistano una vitalità diseguale, rendendo quella speciale patina che sa di profonda interiorità.
I disegni rappresentano la natura e la reinterpretano, come gli antichi pittori fiamminghi che, riproducendo un oggetto, cercavano di penetrarne l’anima e il senso. Caccavale inserisce le sue dolcissime figure in nuovi contesti: fragili creature come farfalle e uccelli diventano motivi ornamentali, colorandosi di sogno e poesia, ma al contempo partecipano all’immagine ingigantite, divenendo protagoniste. Così, gli uccelletti che adornano i bicchieri e i vasi sembrano inserirvisi come in un “alchemico, trasparente alambicco”.
Di lui hanno scritto che “essenzialità, silenzio, disciplina quotidiana scandiscono i ritmi della sua opera”. E, in effetti, le sue figure e i suoi colori rappresentano un universo che non si può ritrovare nella vita di tutti i giorni, contaminata dal caos delle città, dal lavoro stressante, dagli impegni e dagli obblighi della pur necessaria mondanità; ma sono esistiti in un mondo non lontano, la cui eco non si è del tutto smorzata, e prende voce all’interno della coscienza e del ricordo più genuino.
Il titolo delle opere spiega chiaramente la poetica della rappresentazione. Impossibile dunque equivocare, chiedersi il perché, il significato di un’attribuzione. Ogni elemento-chiave parla da sé e trova in sé la sua ragion d’essere.
Le forme essenziali, d’ispirazione classica, presentano un’eleganza raffinata, meticolosa, semplice e pulita; le varie figure prendono vita sotto i nostri occhi. Caccavale non copia: trae ispirazione dagli autori che l’hanno colpito, indipendentemente dalla loro fama, e realizza una traslazione dell’oggetto nel tempo, inserendolo in ambientazioni completamente diverse, appositamente concepite per quel fine.
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vera agosti
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dal 14 maggio al 24 luglio 2009
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Galleria Claudia Gian Ferrari – Studio di Consulenza per il ‘900 italiano e Arte Contemporanea
Via Corridoni, 41 (zona Cinque Giornate) – 20122 Milano
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-19
Ingresso libero
Catalogo Charta
Info: tel. +39 0276018113; fax +39 02860600; gferrari900@tin.it; www.claudiagianferrari.it
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