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La
Galleria Six prosegue la sua politica e sceglie di esporre un pezzo per volta. Dopo
Tony Oursler e Tim Knowles, ora è il turno dell’olandese Marc Bijl (Leerdam, 1970; vive a Rotterdam e Berlino), con
una porzione di muro in mattoni che reca la scritta graffita Smash the system. L’opera vuol essere paradigmatica di quella che è
la poetica dell’artista, dei suoi obiettivi, del suo modo di porsi nei
confronti della realtà contemporanea.
La
sua violenta carica distruttiva si indirizza non solo verso il sistema dell’arte,
ma nei confronti della realtà socio-politico-culturale nel suo complesso: “Dietro
ogni cosa che faccio voglio mostrare l’artificiosità. Delle nazioni, della
politica e di me stesso”. È la
volontà di svelare il carattere artificioso, la mancanza di un’aspirazione
sincera che si cela dietro quelli che sono i perni della struttura socio-politica
contemporanea a muovere l’operato dell’artista olandese. La creazione delle
idee, l’urgenza dell’individuo di esprimersi viene imprigionata e si disperde
nell’ambito del sistema.
Ecco
perché bisogna scuoterlo e distruggerlo: in nome della possibilità di
riacquistare uno spazio di libertà per esprimere le proprie urgenze
comunicative. Il pensiero e il gesto artistico e culturale devono
riappropriarsi dei propri spazi e della propria autonomia, senza l’ingombrante
e opprimente presenza del sistema, che ne neutralizza la forza vitale. Ecco
ergersi la massima, il monito, la soluzione al problema: “Smash the system”.
L’opera
denuncia una certa povertà concettuale. I rapporti fra l’artista, il sistema
dell’arte e la realtà socio-politica nel suo complesso rappresentano una parte
importante del dibattito artistico a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
Già con Baudelaire, come sottolinea T.J. Clark in Immagine del popolo,
Gustave Courbet e la rivoluzione del ‘48, si poneva il problema della complicità dell’artista con il sistema
che denunciava di voler abbattere. Si è sviluppato un pensiero di critica del
sistema svolta all’interno del sistema stesso, tesa a metterne in luce le
carenze e i punti di debolezza, le contraddizioni interne. Ciò ha prodotto
anche aree di ambiguità per cui alcuni artisti, Jeff Koons in primis, a partire dagli anni ’80 del secolo
scorso hanno adottato un atteggiamento di cinica complicità, come puntualmente
affermato da Hal Foster ne Il ritorno del reale.
Di
fronte a queste problematiche e a questo grado di sofisticazione della
riflessione critica e della prassi artistica, quest’opera di Bijl appare troppo
modesta e superficiale. Presenta un certo interesse se la si considera come un’introduzione
liminare alla poetica dell’artista, ma come lavoro autonomo, come pezzo unico,
non possiamo non considerarla semplicistica; scrivere “Smash the system” su un muro di mattoni appare come un atto ormai
logoro, privo di freschezza.
Galleria Six prosegue la sua politica e sceglie di esporre un pezzo per volta. Dopo
Tony Oursler e Tim Knowles, ora è il turno dell’olandese Marc Bijl (Leerdam, 1970; vive a Rotterdam e Berlino), con
una porzione di muro in mattoni che reca la scritta graffita Smash the system. L’opera vuol essere paradigmatica di quella che è
la poetica dell’artista, dei suoi obiettivi, del suo modo di porsi nei
confronti della realtà contemporanea.
La
sua violenta carica distruttiva si indirizza non solo verso il sistema dell’arte,
ma nei confronti della realtà socio-politico-culturale nel suo complesso: “Dietro
ogni cosa che faccio voglio mostrare l’artificiosità. Delle nazioni, della
politica e di me stesso”. È la
volontà di svelare il carattere artificioso, la mancanza di un’aspirazione
sincera che si cela dietro quelli che sono i perni della struttura socio-politica
contemporanea a muovere l’operato dell’artista olandese. La creazione delle
idee, l’urgenza dell’individuo di esprimersi viene imprigionata e si disperde
nell’ambito del sistema.
Ecco
perché bisogna scuoterlo e distruggerlo: in nome della possibilità di
riacquistare uno spazio di libertà per esprimere le proprie urgenze
comunicative. Il pensiero e il gesto artistico e culturale devono
riappropriarsi dei propri spazi e della propria autonomia, senza l’ingombrante
e opprimente presenza del sistema, che ne neutralizza la forza vitale. Ecco
ergersi la massima, il monito, la soluzione al problema: “Smash the system”.
L’opera
denuncia una certa povertà concettuale. I rapporti fra l’artista, il sistema
dell’arte e la realtà socio-politica nel suo complesso rappresentano una parte
importante del dibattito artistico a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
Già con Baudelaire, come sottolinea T.J. Clark in Immagine del popolo,
Gustave Courbet e la rivoluzione del ‘48, si poneva il problema della complicità dell’artista con il sistema
che denunciava di voler abbattere. Si è sviluppato un pensiero di critica del
sistema svolta all’interno del sistema stesso, tesa a metterne in luce le
carenze e i punti di debolezza, le contraddizioni interne. Ciò ha prodotto
anche aree di ambiguità per cui alcuni artisti, Jeff Koons in primis, a partire dagli anni ’80 del secolo
scorso hanno adottato un atteggiamento di cinica complicità, come puntualmente
affermato da Hal Foster ne Il ritorno del reale.
Di
fronte a queste problematiche e a questo grado di sofisticazione della
riflessione critica e della prassi artistica, quest’opera di Bijl appare troppo
modesta e superficiale. Presenta un certo interesse se la si considera come un’introduzione
liminare alla poetica dell’artista, ma come lavoro autonomo, come pezzo unico,
non possiamo non considerarla semplicistica; scrivere “Smash the system” su un muro di mattoni appare come un atto ormai
logoro, privo di freschezza.
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mostra
visitata il 28 maggio 2010
dal
15 maggio al 24 luglio 2010
Marc
Bijl – Smash the system
Galleria
Six
Via Filippino Lippi, 12 (zona piazza
Piola) – 20131 Milano
Orari: giugno: da martedì a venerdì
ore 10.30-16.30, sabato ore 14.30-19; luglio: da martedì a venerdì ore
10.30-19, sabato ore 14.30-19
Ingresso
libero
Info: mob. +39 3496680813; info@galleriasix.it; www.galleriasix.it
[exibart]
caro Matteo
quanti siete rimasti in italia a mantenere una così lucida visione dell’opera?!
avrei piacere di conoscerti. ma non trovo i tuoi contatti.
è possibile bere un caffè insieme?
ancora complimenti per le tue recensioni.