Pierpaolo
Lista e Nathalie du Pasquier presentano lavori sulla figurazione iconica, più
grafico e dal segno inciso l’uno, più propriamente pittorica l’altra; Amira
Montenau propone atmosfere tra
l’esotico e l’alchemico, ma la qualità della sua pittura non è propriamente
alta.
Bixio
Braghieri si concentra sul
rapporto tra il concetto e la sua rappresentazione pittorica, mentre la pattuglia
che si trova in prossimità dell’informale si muove tra meticolose stesure per
tessere cromatiche, come nelle opere di Paolo Manazza, e approcci più istintivi ed energetici,
caso di Paul Russotto, e in
parte anche di Cristina Lefter,
anche se con esiti meno convincenti.
L’opera
di Nelu Pascu verte sulla
consistenza della materia pittorica che può, per così dire, sovvertire il
valore della superficie, mentre Italo Bressan realizza monocromi che rivelano volutamente una
sorta di imprecisione della pennellata che delinea i contorni.
Gianfranco
Grosso si concentra sulla
moltiplicazione dell’icona, Lisa Wade ha presenta una componente neodada con il suo dittico di due bersagli
che sporgono dalla superficie pittorica, uno dei quali interamente ricoperto di
piume, Franco Viola propone
invece accostamenti cromatici ispirati all’astrattismo storico.
Nel
gruppo di pittori che guarda più da vicino alla natura (Lucio Spinoza, Salvatore Esposito, Marco Cascella, Giacinto Occhionero) non si può dire che siano entusiasmanti i mari in
tempesta di Marco Cascella o gli sbiaditi paesaggi dal sapore bockliniano di Giacinto
Occhionero; interessanti invece le visioni urbane di Bobo Ivancich e l’opera di Seboo Migone.
La
fruizione della mostra non consente un approccio sereno alle opere e ciò
inficia sicuramente la visione dei lavori esposti. Non possiamo certo affermare
che gli artisti siano valorizzati e i principi progettuali che hanno determinato
la selezione di questi ultimi non vengono dichiarati. L’allestimento è pessimo,
con quadri sono accatastati al muro uno sull’altro, di cui non se ne conoscono
i titoli perché mancano le didascalie, eccezion fatta per il nome dell’artista.
Non
si può che accedere, insomma, a una conoscenza parziale di quanto esposto. In sintesi,
sembra più ciò che resta dell’evento tenuto che una mostra vera e propria.
Nulla da ridire sull’idea della serata, ma se se ne vuol fare una mostra, che
sia almeno tale.
matteo
meneghini
mostra
visitata il 6 luglio 2010
dal
23 giugno al 24 luglio 2010
Osteria
degli artisti
a
cura di Alan Jones
artandgallery
Via
Francesco Arese, 5 (zona Zara) – 20159 Milano
Orario:
da martedì a sabato ore 15-19 e su appuntamento
Ingresso
libero
Info:
tel./fax +39 026071991; info@artandgallery.it; www.artandgallery.it
[exibart]
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Visualizza commenti
la mostra è imbarazzante per gli artisti e le opere, eccezion fatta per Impellizzeri, artista interessante da anni sottovalutato in italia. Tutto il resto è un gioco, del non sobrio Jones... Peccato