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14
ottobre 2008
fino al 24.X.2008 Vladimir Radunsky Milano, Nina Lumer
milano
Memorie d’infanzia, testimonianze di un mondo che non c’è, protagonisti tratti dalle favole. Dalla mano esperta di un illustratore di libri per i primi anni alle pieghe ineffabili dell’arte contemporanea. Sotto la lente di ingrandimento di Vladimir Radunsky...
di Santa Nastro
Domenico Gnoli in Wonderland. Vladimir Radunsky (Urali russi, 1954; vive a New York e Roma) si concentra sui particolari. Li esalta. Li sottopone alla lente d’ingrandimento, fino a renderli fuori misura. Come per il nostro cavallo di razza romano, fa dell’accessoristica legata all’abbigliamento il suo soggetto.
Un paragone felice? Eppure finisce qui. Non si può evitare di pensare a Gnoli, davanti alle opere di Radunsky, pertanto è d’uopo pronunciarsi in questo senso, anche memori di un comune e inevitabile retaggio culturale e ideologico tra un artista moscovita di nascita e un collega capitolino, che ha operato in Italia tra gli anni ’60 e ’70, in un momento in cui la Madre Russia giocava un forte ascendente sulle intellighentsie nostrane.
Tuttavia, la serietà certosina di Gnoli, il suo fare metodico e austero, la compostezza dell’intellettuale, più da studio che da salotto, hanno poco a che vedere con la joie de vivre che traspare dalle opere di Radunsky, che non dipinge gli oggetti, intanto, ma li costruisce e li pone direttamente sotto teca. I colori sono lievi ed evocativi, i materiali preziosi e seducenti. Il suo target non è una borghesia medio-alta desiderosa di un compiacimento che ha a che fare con la testa e di una consacrazione ulteriore delle icone del suo quotidiano, quanto i bambini, il mondo delle favole e quello degli adulti che vanno a spasso senza dimenticare gli anni d’oro.
Ecco che questi oggetti sotto vetro diventano, grazie alle loro insolite dimensioni, abiti quasi clowneschi e si ricollocano immediatamente nell’universo di appartenenza. Vladimir Radunsky non ha, infatti, dimenticato la lezione e la passione di una vita. Illustratore di libri per l’infanzia, con alle spalle oltre trenta picture book, recupera nel suo lavoro la categoria degli animali antropomorfi e li rende protagonisti assenti.
Simulacri della loro esistenza, quasi testimonianze di un mondo che ci ha accompagnati per mano e che poi abbiamo dimenticato, relegandolo nello schedario dell’impossibile, restano le cravatte macroscopiche, le ciabatte con le iniziali, i costumi da bagno che, con inevitabili esigenze anatomiche “animalesche”, diventano traccia concreta del mondo delle favole e principio per delineare un identikit.
Così il Gatto con gli Stivali, il Bianconiglio e Babar emergono dalle nubi del ricordo con le proprie caratteristiche fisionomiche e i propri identificativi. L’artista, come insegna Meyer Shapiro, ha il compito di colmare i vuoti della narrazione con il proprio intervento e di raccordare i particolari descrittivi e quelli che la prosa ha omesso, con il valore aggiunto del proprio messaggio. Ma non solo. La storia dell’arte contemporanea ha dato dignità a ciò che prima appariva ininfluente e che oggi sembra invece essere carico di senso.
Attraverso le opere di Radunsky si oltrepassa lo specchio di Alice e ci si ritrova tra le pieghe di un mondo con orologi parlanti e conigli con cappelli a cilindro. L’artista, nostra guida, ci rassicura: esiste davvero.
Un paragone felice? Eppure finisce qui. Non si può evitare di pensare a Gnoli, davanti alle opere di Radunsky, pertanto è d’uopo pronunciarsi in questo senso, anche memori di un comune e inevitabile retaggio culturale e ideologico tra un artista moscovita di nascita e un collega capitolino, che ha operato in Italia tra gli anni ’60 e ’70, in un momento in cui la Madre Russia giocava un forte ascendente sulle intellighentsie nostrane.
Tuttavia, la serietà certosina di Gnoli, il suo fare metodico e austero, la compostezza dell’intellettuale, più da studio che da salotto, hanno poco a che vedere con la joie de vivre che traspare dalle opere di Radunsky, che non dipinge gli oggetti, intanto, ma li costruisce e li pone direttamente sotto teca. I colori sono lievi ed evocativi, i materiali preziosi e seducenti. Il suo target non è una borghesia medio-alta desiderosa di un compiacimento che ha a che fare con la testa e di una consacrazione ulteriore delle icone del suo quotidiano, quanto i bambini, il mondo delle favole e quello degli adulti che vanno a spasso senza dimenticare gli anni d’oro.
Ecco che questi oggetti sotto vetro diventano, grazie alle loro insolite dimensioni, abiti quasi clowneschi e si ricollocano immediatamente nell’universo di appartenenza. Vladimir Radunsky non ha, infatti, dimenticato la lezione e la passione di una vita. Illustratore di libri per l’infanzia, con alle spalle oltre trenta picture book, recupera nel suo lavoro la categoria degli animali antropomorfi e li rende protagonisti assenti.
Simulacri della loro esistenza, quasi testimonianze di un mondo che ci ha accompagnati per mano e che poi abbiamo dimenticato, relegandolo nello schedario dell’impossibile, restano le cravatte macroscopiche, le ciabatte con le iniziali, i costumi da bagno che, con inevitabili esigenze anatomiche “animalesche”, diventano traccia concreta del mondo delle favole e principio per delineare un identikit.
Così il Gatto con gli Stivali, il Bianconiglio e Babar emergono dalle nubi del ricordo con le proprie caratteristiche fisionomiche e i propri identificativi. L’artista, come insegna Meyer Shapiro, ha il compito di colmare i vuoti della narrazione con il proprio intervento e di raccordare i particolari descrittivi e quelli che la prosa ha omesso, con il valore aggiunto del proprio messaggio. Ma non solo. La storia dell’arte contemporanea ha dato dignità a ciò che prima appariva ininfluente e che oggi sembra invece essere carico di senso.
Attraverso le opere di Radunsky si oltrepassa lo specchio di Alice e ci si ritrova tra le pieghe di un mondo con orologi parlanti e conigli con cappelli a cilindro. L’artista, nostra guida, ci rassicura: esiste davvero.
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mostra visitata il 20 settembre 2008
dal 19 settembre al 24 ottobre 2008
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Galleria Nina Lumer
Via Carlo Botta, 8 (zona Porta Romana) – 20135 Milano
Orario: da martedì a venerdì ore 15-19.30; sabato e mattina su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0289073644; fax +39 0236505492; info@ninalumer.it; www.ninalumer.it
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