Nel contesto artistico odierno avviene di frequente che
gli artisti si esprimano attraverso vari mezzi, a volte persino molto diversi
fra loro. È ciò che caratterizza anche i giovani selezionati per questa
collettiva: più o meno tutti, infatti, dipingono, qualcuno si occupa
principalmente di video e fotografia, altri fanno pure delle performance e
altri ancora si dedicano più che altro alla scultura.
Ciò che li unisce, però, è il disegno. Inteso come opera
grafica volta a narrare storie, ma non solo. V’è anche, infatti, la peculiarità
del mezzo: permettere la registrazione immediata di intuizioni e idee, così
come di impressioni e situazioni quotidiane.
È il caso, quest’ultimo, delle
daily obsession di
Jeanne Susplugas, che in effetti sono dispiegate
su un taccuino tipo Moleskine, aperto a fisarmonica per mostrare le immagini
contenute. Il vissuto dell’artista francese – figlia di farmacisti e cresciuta
in una famiglia che da generazioni annovera chimici e medici – è presente anche
in
Calcium and more, disegno a inchiostro su carta in stile folk, che ricorda le immagini
a bassa definizione e le atmosfere inquietanti dell’ormai sciolta
Royal Art
Lodge.
Clima più giocoso nei disegni di
Jakup Ferri. Ma sembra trattarsi del passato
o, meglio, dell’infanzia, peraltro rievocata dal linguaggio ingenuo e dall’utilizzo
di vecchie pagine, ingiallite dal tempo. Mentre l’americano
Ethan
Hayes-Chute,
nelle sue esplosioni (o espulsioni) di rifiuti risalenti dal sottosuolo, sembra
collocarsi ambiguamente fra l’ironia di quello che si può interpretare come un
nuovo fenomeno “naturale” (una sorta di geyser del nuovo millennio) e la
denuncia – più seria – della nostra insostenibile produzione di rifiuti.
Decisamente più ironico nei contenuti
Giovanni de
Lazzari, il più
minimal del gruppo, con disegni tracciati da una matita leggerissima.
Libera interpretazione è lasciata al visitatore da
Edwina
Ashton, le cui
misteriose storie si svolgono attraverso associazioni fra i diversi lavori
esposti. E belli – ma si può dire? – nel senso classico del termine sono i due
acquerelli di
Lotte Geeven, raffiguranti dettagli d’alberi e deliziose sgocciolature
a suggerire la pioggia.
La recente serie di
Notturni di
Chiara Camoni evidenzia, invece, sotto
l’apparente negazione data dal riempimento dell’intero foglio con fitte stesure
di grafite, un affidarsi ai criteri del caso, colmando di sfumature un lavoro
che nelle intenzioni vorrebbe, al contrario, ricercare l’uniformità. Come a
dire: l’importanza dell’ineliminabile imperfezione della mano.