Formato nel 1999 dall’incontro di tre personalità distinte e autonome,
Anna Rispoli (Bassano del Grappa, 1974),
Anna de Manincor (Trento, 1972) e
Massimo Carozzi (Massa, 1967), il collettivo “bolognese” si interroga da sempre sulla performatività del presente e sul tempo che regola e sconquassa il nostro vissuto.
In
Memoria Esterna, gli artisti sono partiti da una serie di testimonianze -raccolte in giro per la città, intervistando milanesi e non, secondo un casuale network di conoscenze- che riguardavano episodi accaduti nel territorio milanese. Sensazioni, storie bizzarre, aneddoti o fattacci inquietanti che delineano un ritratto senz’altro verosimile di Milano, esaltandone specie gli aspetti più “lugubri”, secondo un gusto noir che è non certo estraneo al mondo
ZimmerFrei, da sempre affascinato da atmosfere dalle venature cupe e misteriose. Così l’oralità libera i ricordi, che narrano dallo sgozzamento in zona Loreto andato in scena davanti all’indifferenza di tutti, agli scontri in via Solferino nei primi anni ‘70; dal cadavere ritrovato a Quarto Oggiaro allo spaesamento di
T-Yong Chung davanti il trambusto giornaliero della Stazione Centrale.
Le voci dei protagonisti, che accompagnano l’intero video, hanno quindi cucito ciascuna immagine con il filo del racconto, stuzzicando lo spettatore con aspettative che non trovano conferme.
Nell’immagine, infatti, gli artisti hanno filmato i luoghi
presenti del racconto
passato, interpretandoli come spazi di tempo visualizzato, che oggi sembrano diversi e trasfigurati, asincronici rispetto a quanto viene narrato.
Memoria Esterna è un’opera che anche nel contenuto rimane concettualmente vicina ai lavori precedenti (si pensi a
Quando, 2004, e a
Presente continuo, 2003): centrale è qui la percezione di uno sfasamento temporale e spaziale, l’impressione del “trovarsi al posto giusto nel momento sbagliato”. Come spiega Massimo Carozzi,
“sembra che le storie che ci hanno raccontato siano in qualche modo rimaste depositate su quei luoghi come una polvere sottile” e l’intento di questo progetto coincide in sostanza con lo
“smuovere quella polvere”.
Dal punto di vista compositivo sono molte le somiglianze con la serie fotografica
The passenger (2004): la presenza di uno storyboard fatto di immagini di un vissuto
altrui in cui ognuno vi proietta il proprio è in parte avvertibile anche in
Memoria Esterna.
Al video si integrano le fotografie di scena e le riprese di due giovani artiste,
Meris Angioletti e
Cecilia Pirovano, che a loro volta hanno interpretato i racconti attraverso il loro linguaggio, fatto di silenzi, vuoti, esperienze incompiute, parole che restano inespresse.