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C’è mare mosso sotto i piedi”, e può accadere che le strade vengano invase da onde poetiche, che le parole prendano forma, plasmando il volto annoiato e asfittico della città. È una
Poesia viva quella di
Ivan (al secolo Ivan Tresoldi, Milano, 1981), protagonista della street art italiana e fondatore del movimento della “poesia di strada”.
Dopo anni trascorsi ad “
assalire il mondo” a “
colpi di-versi”, è il protagonista di un’interessante personale allo Spazio Oberdan, curata da Jacopo Perfetti, prodotta da Art Kitchen e patrocinata dalla Provincia di Milano.
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Vogliamo credere e lavorare per una città più giovane. Perché in questi anni sembra quasi che essere giovane sia una colpa”: così il Presidente della Provincia, Filippo Penati, ha commentato l’evento. “
Ammiro molto l’opera di questo figlio della periferia milanese, però resto fortemente contrario e avverso a tutte quelle deformazioni che deturpano la città”. Non poteva mancare ovviamente qualche battuta sulla sempre irrisolta
quaestio street art, e in tal senso Ivan ha precisato: “
Mi auguro una Milano che sappia contenere la fuga dei suoi giovani, perché è avvilente dovere andar via per ‘scrivere’ a l’Havana”. Stavolta, però, Ivan è profeta in patria.
Poesia viva è un articolato percorso lungo il quale la “poesia di strada” riempie lo spazio espositivo e in cui la dimensione poetica è declinata attraverso supporti molteplici: dalle vernici alle installazioni, dai video alle performance. Una mostra che è un elogio alla creatività, alle infinite strade per inseguirla, senza limiti di linguaggio. Una mostra che intende aprire un confronto dialettico col visitatore, perché per Ivan l’arte è una poetica e romantica lingua universale che non ha frontiere, che intende arrivare a tutti, essere di tutti. Perché “
il sapere non si accresce se non condiviso” (è quanto si legge sul sito dell’artista-poeta).
Ivan crede in una condivisione di saperi, perché “
chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”. Ma, affinché ciò accada, occorre un impegno in prima persona: “
Dovunque c’è da fare poesia d’allerta. Solo c’è da incedere, faticare, grattare quel vivere comune che ci strozza in un abbraccio comodo e ci seppellisce di emozioni velenose”. Dunque, il richiamo all’impegno civile e alla denuncia che Ivan persegue senza edulcoranti. Radicale è la critica a un sistema incoerente e ipocrita: “
Si scrive potere si pronuncia sfruttamento” è il forte gesto di sdegno dell’installazione in cui Haiti diviene nucleo di un mondo marcio. “
Haiti sanguina bambini da tutte le parti”, e Ivan la immagina come un pozzo, la soglia infernale di un mondo spietato.
Poesia viva è un viaggio sospeso tra immagini e parole, in cui è evidente la traccia futurista di “parole in libertà” e il sogno surrealista di “svolta linguistica”, insieme all’epica degli “scritti corsari” pasoliniani: “
Il futuro non è più quello di una volta”, “
Ognuno merita il regime che sopporta”.
E proprio
Pasolini è uno dei dieci volti che compongono l’installazione
Diverso è solo un altro modo per dire noi, in cui l’esigenza della memoria “
che oggi si scorda” facilmente entra in relazione con la grossolanità di un’esistenza sempre più intollerante: “
Diverso è sapersi la mattina negro, frocio e zingaro, pranzare da zoppo, orbo e malato, cenare bombarolo, strattonare gl’uniformi, addormentarsi mendicante, poeta, comunista. Talvolta chi non s’incrocia è solo perché poggia schiena sbraitando contro chi gli guarda le spalle”.