Via Assab si trova in un quartiere alla periferia di Milano (se di periferia si può parlare, considerato che
L’effetto è stupefacente. Se decidete di andarci, scordatevi il white cube, il pavimento perfettamente spazzato e le pareti immacolate. Al contrario. Le piccole immagini di Simeti invadono lo zoccolo della grande stanza centrale, come pure l’installazione di Letizia Cariello (Labirinto, 2000) e la pedana girevole di Bertocchi. Tra tubi e crepe sui muri si passa da un video “soft” come quello di Luisa Rabbia, poetico e lirico al tempo stesso, al divertente Petrol Swing di Margherita Morgantin all’ironico equilibrio parallelo di Paolo Chiasera. Un grande sottomarino di carta e sturalavandino di pascaliana memoria (13: con un po’ di calma, Pier Luigi Calignano) troneggia invadente al centro dello stanzone.
Ma non è finita. Nei labirintici spazi della GEA ad ogni angolo c’è una sorpresa. Dietro una porta chiusa si trova l’intervento di Andrea Salvino. L’artista ha lavorato con materiali reperiti sul posto. Una vecchia macchina da scrivere dell’Olivetti, registri dell’86, carte e timbri ricreano l’ambiente di lavoro di un
Al piano superiore un bel lavoro di Donatella Spaziani, che ha collocato le sue fotografie, scattate nelle stanze di vari alberghi del mondo visitati nel corso dei suoi viaggi, all’interno di grandi cassettiere azzurre, archivi di memorie e “racconti”.
Poco più in là la Giostra di Domenico Mangano, uno dei lavori più interessanti della mostra, interamente costruito con vaschette d’alluminio (sì, proprio le teglie da forno) e fotografie. Le finestre della stanza sono invase dalle serigrafie di Francesco Simeti -un intervento delicato e quasi impalpabile -ed infine dietro una porta un’altra chicca: si entra in un
Impossibile descrivere tutte le opere presenti in mostra. Molti nomi e molti lavori, alcuni davvero interessanti. Artisti ormai noti come Italo Zuffi e Marzia Migliora sono accostati ad altri ancora esordienti come Pierluigi Calignano e Kristine Alksne, in un clima di sperimentazione e confronto.
Prima di chiudere, un consiglio: visitate ogni anfratto della fabbrica, salite le scale, entrate nelle stanze, anche quelle che sembrano chiuse. Anche quelle che vi fanno automaticamente pensare “ma no, lì non ci può essere nulla”. Potreste trovarci lo splendido e raffinatissimo video di Marcello Simeone o l’installazione site-specific di Gaia Alessi e Richard Bradbury…
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Il sito della mostra
Paola Capata
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Caro c.a.s.a
prima di fare polemiche, impara a scrivere in italiano!
splendida mostra splendido il grande simeti ma perche continuate a torturarci con l'iperaccademico mangano ?
aprite gli occhi grandi e piccoli curatori a palermo bolle in pentola qualcosa che da fastidio cercate di difenderla invece di contribuire nnel sotterrarla o che lezioni vi ha dato basquiat?
che tristezza!!!e che poca voglia di rischiare ........!!!!! hallo silence
un ultima cosa non scrivo/scriviamo italiano perche non sono italiano ma spero che mi perdoni ma come quarta lingua non posso lamentarmi!e tu?
cara lela io scrivo male per quanto malfunzionante si dimostra la societa' culturale!se solo sapessi che l'arte si e' costruita da fusioni tra l'alta cultura e la non cultura ,soprattutto bassa cultura cercheresti di saltare sopra gli ostacoli del corretto-non corretto e di soffermarti ai concetti molto ben nascosti!
ti saluto con una massima citazione "davanti all'arte levatevi le mutande emettetele da parte. A.Vitali
ora non inquinare con i tuoi commenti da mestrina sfigata baci baci !!!
e basta anche con questi nomignoli borghesi e ridicoli come: lella , pinni, cicci, chicca, puffi,lilli, e tanfi che dicono tanto e troppo forse piu di cio che scrivi!!!