“
La mia ricerca è una ricerca esistenziale, o meglio forse non è neanche esistenziale; nasce dall’idea di non sapere niente della vita e di cercare di capire qualcosa, senza velleità di scoprire niente perché è talmente difficile che si cerca di andare avanti solo di un passo, ecco, questo per dare all’arte un significato che altrimenti non avrebbe…”. Così
Eduarda Maino (Milano, 1930-2004), in un’intervista rilasciata a Giorgio Bonomi, sottolineava come il suo percorso creativo fosse sempre stato unito in modo imprescindibile al suo essere prima di tutto una donna impegnata nella vita politico-sociale dell’epoca.
Con
L’assoluta leggerezza dell’essere, in cui è ripercorsa la carriera di
Dadamaino dagli esordi alla fine degli anni ‘50 fino agli anni ‘90, la Galleria Cortina ha voluto proporre la sua complessa personalità, analizzandola trasversalmente. Il titolo della mostra, infatti, appare già di per sé indicativo se si rilegge quanto l’artista dichiarò a proposito della sua ricerca: “
Ho sempre aborrito la materia e ricercato l’immaterialità. Naturalmente Fontana ha avuto un ruolo determinante nella storia della mia pittura”; e prosegue: “
Se non fosse stato Fontana a perforare la tela, probabilmente non avrei osato farlo neppure io. Si asportava totalmente la materia, al punto da rendere visibili anche parti della tela, per eliminarne ogni elemento materiale, per privarla di ogni retorica e ritornare cosi alla tabula rasa, alla purezza”.
Se l’incontro con
Fontana e con il Futurismo, oltre alla scoperta dei
monochrome di
Yves Klein, fu decisivo per la sua evoluzione, altrettanto furono l’esperienza con il gruppo milanese Azimut, formato da
Castellani,
Manzoni e
Bonalumi, anche perché le permise di mettersi in contatto con la scena artistica europea, in particolar modo con il Gruppo Zero in Germania, il gruppo Nul in Olanda e il gruppo Motus in Francia, e la partecipazione al movimento internazionale post-informale Nuove tendenze.
Dai
Volumi, trasformatisi in seguito nei
Volumi a moduli sfasati, agli
Oggetti ottico/dinamici, preludio delle serie
La ricerca del colore e
Le False prospettive; dai
Cromorilievi a
L’inconscio razionale e all’
Alfabeto della mente, fino alle
Costellazioni e al
Movimento delle cose, l’iter creativo dell’artista è sempre stato caratterizzato da una continua evoluzione di contenuti, forme e mezzi, anche se, nonostante gli esiti differenti, non sono mai venute meno unità d’intenti e coerenza espressiva.
Le sue riflessioni sulla luce, sul movimento, sulle scienze come la fisica, la biologia e la genetica, sui segni e sulla scrittura, sostenute dalla capacità di sapersi rinnovare senza scadere negli stereotipi richiesti dal mercato, rimangono immerse nel “
fluire del tempo e dello spazio, nell’incessante, nel finito che si svolge all’infinito”, non perdendo la capacità di trasmettere ancor oggi allo spettatore emozioni che fluiscono dal macrocosmo al microcosmo della vita.