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15
gennaio 2008
fino al 26.I.2008 Mario Merz Milano, Salvatore + Caroline Ala
milano
Oltre diciassette anni dopo, Mario Merz nuovamente alla galleria Salvatore + Caroline Ala. Archetipo e alchimia tornano a proliferare. Il fascino chimico e fatidico della natura, imbrigliato dalla ragione di Fibonacci e da una narrazione mitica...
di Nicola Bozzi
Se ai suoi tempi l’Arte Povera s’è imposta su movimenti più logici e freddi come la Pittura Analitica e ha conquistato spazi e considerazione internazionali, lo deve a una sensibilità al contempo sensuale e mitica. La ricerca di un linguaggio essenziale, ma rivestito dal fascino dell’archetipo e del segno simbolico, hanno reso il messaggio di artisti quali Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003) -sin da subito tra i più caratteristici del movimento, nominato e affiancato da Germano Celant dagli anni ’60 – seducente a vari livelli.
La Pittura è lunga e veloce (1980) abbraccia sia il tempo fisico e chimico che quello metaforico e narrativo, con un’elegante alchimia. L’installazione, composta da tre tele di iuta senza cornice, di cui una lunga dieci metri, e da un tavolo a spirale in ferro coperto da strati alternati di pietra e fasci di rami, fu realizzata per la vecchia sede della galleria ed esposta alla Kunsthaus di Zurigo e al Guggenheim di New York. Nello spazio di via Monte Di Pietà, l’opera occupa un’intera stanza. Per vedere la terza tela è necessario camminare fra le curve del tavolo; ed è un’ottima occasione per sperimentarne la presenza scultorea, fatta di superfici compatte alternate a zone di rarefazione, vuoti e pieni che dialogano in un equilibrio artificiale, ma con naturalezza.
La forma a spirale è frutto della ricerca più matura di Merz, scomparso alla fine del 2003. Dopo il 1970, aveva introdotto nelle proprie opere la serie di Fibonacci, celebre matematico medievale. Due di queste, con lo stesso titolo La Natura interloquisce sempre con se stessa?, sono esposte oggi insieme all’installazione principale. La serie è composta da numeri interi, ognuno dei quali è la somma dei due precedenti, e fu importante per capire alcune dinamiche e forme di riproduzione naturali. Si è tornato a parlarne negli anni ’60, quando un matematico la utilizzò per risolvere il decimo problema di Hilbert.
La continua evoluzione delle proporzioni che sembra non avere controllo, mentre è regolata da un principio semplice e preciso, è perfettamente calzante per descrivere la poetica dell’artista. In quest’installazione è sintetizzato il suo interesse per una sottilmente ordinata caoticità materiale, governata da una potente narrazione mitica, espressa dalle tre grosse tele, raffiguranti animali mostruosi, simili a caproni. Il tratto è violento, anche nel colore, rosso o nero, che a volte invade quasi istericamente lo sfondo. L’impressione generale ricorda i graffiti primitivi, ma la spirale, gli elementi naturali ordinati e alcuni simboli simili a ying e yang posti sulla iuta fra gli animali rimandano ai giardini zen e alle filosofie orientali.
La natura ricreata articifialmente è una componente consolidata nell’Arte Povera (in particolare nei lavori di Piero Gilardi) e in Merz viene utilizzata in maniera articolata, mentre dialoga con simboli che intrecciano con essa un racconto di scienza e mito.
La Pittura è lunga e veloce (1980) abbraccia sia il tempo fisico e chimico che quello metaforico e narrativo, con un’elegante alchimia. L’installazione, composta da tre tele di iuta senza cornice, di cui una lunga dieci metri, e da un tavolo a spirale in ferro coperto da strati alternati di pietra e fasci di rami, fu realizzata per la vecchia sede della galleria ed esposta alla Kunsthaus di Zurigo e al Guggenheim di New York. Nello spazio di via Monte Di Pietà, l’opera occupa un’intera stanza. Per vedere la terza tela è necessario camminare fra le curve del tavolo; ed è un’ottima occasione per sperimentarne la presenza scultorea, fatta di superfici compatte alternate a zone di rarefazione, vuoti e pieni che dialogano in un equilibrio artificiale, ma con naturalezza.
La forma a spirale è frutto della ricerca più matura di Merz, scomparso alla fine del 2003. Dopo il 1970, aveva introdotto nelle proprie opere la serie di Fibonacci, celebre matematico medievale. Due di queste, con lo stesso titolo La Natura interloquisce sempre con se stessa?, sono esposte oggi insieme all’installazione principale. La serie è composta da numeri interi, ognuno dei quali è la somma dei due precedenti, e fu importante per capire alcune dinamiche e forme di riproduzione naturali. Si è tornato a parlarne negli anni ’60, quando un matematico la utilizzò per risolvere il decimo problema di Hilbert.
La continua evoluzione delle proporzioni che sembra non avere controllo, mentre è regolata da un principio semplice e preciso, è perfettamente calzante per descrivere la poetica dell’artista. In quest’installazione è sintetizzato il suo interesse per una sottilmente ordinata caoticità materiale, governata da una potente narrazione mitica, espressa dalle tre grosse tele, raffiguranti animali mostruosi, simili a caproni. Il tratto è violento, anche nel colore, rosso o nero, che a volte invade quasi istericamente lo sfondo. L’impressione generale ricorda i graffiti primitivi, ma la spirale, gli elementi naturali ordinati e alcuni simboli simili a ying e yang posti sulla iuta fra gli animali rimandano ai giardini zen e alle filosofie orientali.
La natura ricreata articifialmente è una componente consolidata nell’Arte Povera (in particolare nei lavori di Piero Gilardi) e in Merz viene utilizzata in maniera articolata, mentre dialoga con simboli che intrecciano con essa un racconto di scienza e mito.
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dal primo dicembre 2007 al 26 gennaio 2008
Mario Merz – La pittura è lunga e veloce…
Galleria Salvatore + Caroline Ala
Via Monte di Pietà, 1 (zona Brera) – 20121 Milano, Italia
Orario: da martedì a sabato ore 10-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 028900901; fax +39 0286467384; galleria.ala@iol.it
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