Uomini duri, donne sensuali, immagini familiari echeggianti pop art e pubblicità. E il corpo umano colto nella sua prorompente presenza fisica, inondato da una luce abbagliante oppure divorato dall’ombra. Un corpo umano, un viso che si stagliano su uno sfondo spesso lasciato indefinito perché è l’uomo a costituire il fulcro d’interesse di Bas Meerman, pittore trentaquattrenne che vive tra Amsterdam e Berlino.
La figura umana già occupava un posto centrale nel repertorio di questo artista “a riprova dello stretto legame formale e concettuale che sente con i maestri della
In passato poi Meerman presentava i suoi personaggi in momenti ancora più estremi, mentre ormai la violenza e la carica sessuale sembrano più rilegati nella fantasia dello spettatore che non nel quadro stesso. E l’artista rappresenta l’uomo sopratutto nei suoi gesti quotidiani: nel momento di intensa gioia di una giornata estiva e un tuffo nell’acqua del lago (Berlin Summer) oppure nel momento del totale abbandono al sonno e al desiderio (come accade in Desire (For Balthus)).
Un uomo che si riposa all’ombra di un albero, un uomo che si spoglia, due donne che si baciano: Meerman li coglie nei loro atteggiamenti apparentemente casuali, storie sospese nel loro attimo di intimità. E piano piano, penetrando questo mondo, emerge anche
Nei dipinti notturni (Berlin Night) e nelle rappresentazioni sacre (Jesus II e Jesus III) poi la disperazione si intensifica e una notte profonda cancella i volti consegnando i suoi personaggi ad una oscura solitudine.
Un ritorno alla sicurezza, all’affermazione, alla positività li troviamo solo in pochi quadri e nell’ esecuzione pervasa anch’essa da una fisicità ardita. Grumi di colore che danno spessore alla tela e che si attaccano con tale ostinazione alle figure che neanche le pennellate larghe e generose riescono a spalmarle. E i colori: forti, decisi, spinti fino al loro inverosimile fino che “fanno oscillare l’immagine e il suo contenuto erotico fra un’intensa concretezza e un astratto cromatismo” (Peter Weiermair).
sylvia schiechtl
mostra visitata il 19 gennaio 2005
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