La Fondazione Mudima è trasformata in un tempio nel quale entrare con rispetto ed emozione. Un percorso pulito e minimale, organizzato secondo uno schema preciso e profondamente simbolico. Opere che trasudano il senso, il significato dell’esistenza e di tutte le cose, in una proliferazione di significanti. Il tutto immerso nell’oro, il colore della spiritualità e della rivelazione
.
Ogni tavola in mostra ha la forma perfetta di un quadrato, come la
Nuova Gerusalemme celeste. Su di esse sono incisi in latino o in
ebraico alcuni brani dei testi sacri: la Genesi, gli otto salmi alfabetici, il proverbio della
donna ideale, l’Ecclesiaste
(Qoelet) e l’Apocalisse. Un viaggio spitrituale che va dall’origine alla fine del mondo e
dell’universo, tessendo rapporti e corrispondenze. Le lettere e le righe sono numerate e lo stesso si ripete per le tavole che
formano una composizione. Rotorna spesso il numero 22, come le lettere dell’alfabeto ebraico
.Ogni lavoro porta con sé l’impronta della manualità, nei
piccoli dettagli che denotano la fatica e la forza fisica impiegate.
Silentium, posto al cuore della mostra, nel
centro della sala al primo piano, è l’opera da cui partire, che indica la
giusta disposizione per fruire e godere appieno della rassegna.
Guido Peruz (Verona, 1941) realizza con questa personale la summa di undici
anni di attività, portando allo stadio finale le sperimentazioni dei primi anni
‘90, quando colorava le lettere con tinte diverse. Le liste e le numerazioni
erano la sua passione fin da ragazzo, mentre l’arte è sempre stata la sua vita,
anche quando, dopo gli studi a Brera, diventa uno dei più noti collezionisti
milanesi.
Il catalogo dell’esposizione è un ottimo strumento di
approfondimento, con utili interventi critici e pensieri dell’artista. La
complessità del lavoro viene sviscerata cercando definizioni e paragoni.
Secondo Arturo Schwarz, Peruz è vicino alla scrittura o pittura automatica dei
Surrealisti – infatti crea in uno “
stato di estasi” – e alla gematria, “
una
teoria esegetica dai risvolti iniziatici, propria della cabala, dei greci
antichi e dell’alchimia. Consiste nell’attribuire un valore numerico e
simbolico a ogni lettera dell’alfabeto”. Per Renato Barilli, l’artista è un iconoclasta, per il
rifiuto assoluto della figurazione, rendendo omaggio alla tradizione ebraica
per cui “
le lettere sono incarnazione, manifestazione diretta della divinità”.
Così spiega Peruz: “
Non chiedetemi il perché lo faccio,
so di fare cose vane. Tutto è vanità e il mio lavoro sono domande che faccio a
me stesso, non risposte che mi do”.