Nel 1954, Fruhtrunk vince una borsa di studio e si
trasferisce dalla Germania a Parigi, dove dal 1955 inizia a lavorare negli
atelier di Fernand Léger e Jean Arp. Si tratta di anni cruciali,
in cui l’artista apprende ed elabora gli stilemi della cultura figurativa
astratta, oscillando tra due punti di riferimento assai differenti tra loro: Malevic e Delaunay. Troviamo quindi da una parte la tensione verso forme
isolate, concepite nella loro purezza e considerate come lemmi di un nuovo
linguaggio che il pittore inizia a sviluppare, dall’altra l’esaltazione delle
loro dinamiche interazioni e dei rapporti simultanei che queste istituiscono,
secondo un ampio spettro di sperimentazione.
Negli anni ‘60 viene abbandonata la forma circolare
ed è la forza strutturante delle diagonali con le possibilità insite nel suo
utilizzo a costituire il perno della ricerca di Fruhtrunk, che comprende anche
un’attenta riflessione sui valori luminosi, sulla loro dipendenza dalle
modalità di interazione dei vari pigmenti con il colore di base. L’artista non
si propone di creare unicamente immagini armoniche, ma vuole sviluppare opere
capaci di generare ambiguità percettive, attraverso l’uso di una sottile linea
di riverbero in grado di dar vita a rapporti cromatici perturbanti che sfidano
e stimolano le disposizioni percettive dello spettatore.
Chiaro è l’influsso di Max Bill nel riferimento a modelli logico-matematici per raffinare
ed estendere il campo del visivo con la convinzione di poter così giungere a
intuire l’infinito e a svelare l’invisibile energia che fluisce nell’universo.
Negli anni ‘70 i metodi compositivi adottati da
Fruhtrunk presentano analogie con la musica, e alcune opere non possono essere
percepite con immediatezza, ma si impone una parcellizzazione dello sguardo,
una lettura percettiva che deve necessariamente protrarsi nel tempo e rende
difficoltosa una visione di insieme. Procede la ricerca sulle diagonali, senza
trascurare però la possibilità di strutturare l’immagini secondo le verticali e
le orizzontali; il colore, che diviene sempre più fluido, si accompagna a una
maggiore energia gestuale, per cui la campitura non è più sempre impeccabile, e
acquisisce così un valore emotivo che diverrà sempre più intenso negli anni
immediatamente precedenti il suicidio dell’artista, avvenuto nel suo studio nel
1982.
La mostra vale la visita. Tuttavia rimane un
assoluto mistero come si possa concepire l’allestimento di una personale dalle
ambizioni antologiche lasciando le opere prive di didascalia.
matteo
meneghini
mostra visitata il 1° febbraio 2011
dal
2 dicembre 2010 al 26 febbraio 2011
Günter Fruhtrunk – Ein konkreter Maler
Lorenzelli Arte
Corso Buenos Aires, 2 (zona Porta Venezia) – 20124 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 10-13 e 15-19; lunedì su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 02201914; fax +39 0229401316; lorenzelliarte@tin.it; www.lorenzelliarte.com
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