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Fino al 26.III.2016 | Christian Holstad, Toothpick | Massimo De Carlo, Milano

di - 24 Marzo 2016
«Cucinare è stato come imparare un nuovo linguaggio», lo dice Christian Holstad (1972), artista californiano di fama internazionale, interessato ai paradossi della contemporaneità, a cui s’ispira per elaborare cicli di opere proteiformi dalle tematiche sociali, come lo spreco, cause effetti del consumo, l’esaurimento delle risorse naturali, la religione, la recessione economica, la sessualità e l’identità, eccetera, sperimentando diverse tecniche (scultura, installazione, performance, fotografia, disegno e collage) e materiali ( tessuti, grafite e foglia d’oro, materie di recupero, creta e ceramica).
In occasione della sua nuova mostra personale “Toothpick” di scena nella galleria di Massimo De Carlo, laboratorio di manufatti sensati e di qualità più fashion di Milano, Holstad ha plasmato con la ceramica una serie di sculture da “mangiare con gli occhi”, di quelle che fanno pensare più che al cibo, inteso come necessità primaria dell’uomo, a quanto sprechiamo e a come abbiamo stravolto il senso della nutrizione e con esso i cicli della Natura. Viviamo un’epoca ipertecnologica e schizofrenica, divisa tra un miliardo di persone che non si nutrono adeguatamente e un miliardo e mezzo di “viziati” dal consumismo che mangiano troppo o male. Altri, soffrono le pandemie moderne: obesità, diabete, malattie cardiovascolari o disturbi alimentari.
La mostra milanese di Holstad inscena un viaggio metaforico all’interno del ciclo vitale della Natura, attraverso manufatti in ceramica di eccellente qualità formale, alcuni dei quali realizzati a Faenza con l’aiuto di artigiani esperti. La creta è stato il primo materiale sperimentato dall’autore, un impasto di terra e acqua da cui nascono questi manufatti in ceramica policroma, ispirati al cibo e agli utensili per contenerlo o conservarlo e ad altri oggetti “domestici” che richiamano il rito rassicurante quotidianità.

Al piano terra della galleria si entra nel vivo del tema “postorganico” davanti alle maschere inquietanti che piacerebbero a Picasso, ricoperte di gusci d’uovo, dal valore apotropaico. Incantano le sculture che riproducono le forme di pentole e padelle, uova al tegamino o in camicia e cornucopie funerarie: balza all’occhio un disegno di una lavastoviglie aperta che esala vapore. Tutto ruota intorno all’uovo, simbolo della genesi del mondo, dal guscio di diverse sfumature di bianco, “feticcio” dell’energia vitale con il tuorlo giallo come il sole, dall’albume vischioso se crudo o spumoso se cotto, che rappresenta la materia primordiale e custodisce il mistero della mutazione.
Attenti al corrimano disposto lungo le scale dal primo al secondo piano: un cordone giallo e bianco che richiama i colori dell’uovo. Culmina la riflessione sul consumismo al primo e secondo piano, dove ci sono sculture policrome davvero belle, in mezzo ad altre più pop. Strepitose quelle che riproducono coperchi dei contenitori dell’immondizia, divertenti gli stuzzicadenti giganti, i serpenti con becchi di cigno sporchi di caviale, pomodori spiaccicati contro i muri di tessuto e una catena di montaggio di panini, questi e altri manufatti come collage di gusci d’uovo, scorze d’arancio, sempre in ceramica che ci fanno riflettere, seppure con ironia, sulle bulimie consumistiche del nostro tempo bipolare, in bilico tra opulenza e povertà che fa dello spreco un rito d’inciviltà. Da Vedere!
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 22 gennaio
Dal 22 gennaio al 26 marzo
Christian Holstad, Toothpick
Massimo De Carlo
via Giovanni Ventura 5, 20134 Milano
Orari: dal martedì al sabato dalle 11.30 alle 19.00

Jacqueline Ceresoli (1965) storica e critica dell’arte con specializzazione in Archeologia Industriale. Docente universitaria, curatrice di mostre indipendente.

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