Nel nuovo millennio gli artisti cinesi hanno portato in Occidente un’ ondata di ironia e capacità innovativa nel rivisitare i linguaggi tradizionali quali la pittura e la scultura, metamorfici, autentici “oggetti” visivi e tattili sempre più in rapporto allo spazio, all’ambiente, al flusso inarrestabile della vita.
Liu Ruowang (1977) è tra i maggiori artisti, nato nell’area di montagna di Jia Xian del distretto di Yulin, al nord di Shaanxi, regione montuosa attraversata dal Fiume Giallo, dove giunsero i missionari cattolici, non per caso il suo cognome è il correspettivo in cinese del santo cattolico Giovanni.
A Milano, la sua prima mostra personale alla galleria Lorenzelli Arte, dopo il successo dell’installazione “Black Wolves”, un branco di quasi cento lupi in ferro a grandezza naturale con fauci spalancate e sanguinanti, esposta nel Padiglione San Marino alla Biennale di Venezia del 2015, rappresenta una tappa importante non priva di contaminazioni tra l’arte asiatica e quella occidentale, incentrata su tematiche universali, intorno al pianeta uomo in relazione all’ambiente, al presente senza dimenticare il passato.
La scelta dei curatori Luca Massimo Barbero e Matteo Lorenzelli di mettere a confronto le monumentali pitture con le imponenti sculture di Liu Ruowang in rapporto con l’ambiente, in cui lo spettatore viene assorbito, risucchiato in una fantomatica e fiabesca giungla quasi reale valorizza il pathos primordiale che i volti di animali ritratti nel loro habitat, apparentemente mimetici, ingigantiti e alterati in maniera quasi impercettibile dall’autore, comunicano. Ruowang mescola elementi della cultura, della letteratura, della mitologia e del folclore cinese ancora viva nella sua comunità, con problematiche ambientali globali, intrecciando quesiti transnazionali sulle conseguenze del progresso tecnologico e scientifico del nostro tempo, dimenticando che su questo pianeta siamo solo ospiti di passaggio e non i padroni della Terra. Inquietano le sue grandi tele con ritratti in primo piano di scimmie, leopardi, leoni, fiere selvagge in bilico tra realismo mimetico e fantasia fumettistica, attraverso figure volutamente ipertrofiche, sublimi nella loro potenza immaginativa, con lupi e fiere selvagge dalle dimensioni colossali, trasfigurati in totem immaginifici contro la distruzione e distorsione della Natura violata dall’uomo. Scultura e pittura per l’autore si compenetrano, entrambe danno forma allo stesso messaggio in chiave pop e colta insieme perché più del realismo mimetico, nella sua raffinata ricerca artistica dai valori tattili e visivi stupefacenti, conta la metafora, la potenza dell’immaginazione quale forma di riflessione critica contro i disastri ambientali, i nostri modi di consumare le risorse del Pianeta, con la rappresentazione di primati e altri animali selvaggi che nel nostro tempo rischiano di diventare una “reliquia” cinematografica o fumettistica. Travolgono i sui dipinti ipnotici dalle tonalità scure e pennellate a contrasto di forte impatto emozionale, dall’energia interiore, che puntano sulla “fisicità” delle pennellate veementi, con le ciclopiche teste di gorilla blu su sfondo nero, i primi piani di leopardi e leoni immortalati con le fauci aperte che avrebbero stregato Antonio Ligabue, Emilio Salgari e impressionato Walt Disney. Queste e altre opere esposte nella galleria milanese (realizzate dal 2007 al 2017) narrano in chiave fiabesca “mitologie” contemporanee, tentano rinnovate genesi comunicative alla ricerca di modelli di rigenerazione antropologica, andando oltre le barriere del tempo, come dimostrano le sculture per lo più in bronzo, simili a “sfingi” : ieratiche e silenti sentinelle della post-umanità, pronte ad interrogarci sul rischio della tendenza nichilista e autodistruttiva del nostro tempo.
Jacqueline Ceresoli
Mostra vista il 29 marzo
Dal 21 marzo al 26 maggio 2018
Liu Ruowang Paintings and Sculptures 2007-2017
Galleria Lorenzelli,
Corso Buenos aires 2, Milano
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