18 giugno 2010

fino al 26.VI.2010 Zuzanna Janin Milano, Federico Bianchi

 
Un viaggio nell’intricato immaginario di Zuzanna Janin. Tra citazioni cinematografiche e divertenti installazioni, invita a riflettere sulla ricerca dell’identità...

di

L’immaginazione
è una sfera di identificazione primaria con l’immagine di sé
”: il
pensiero di Jacques Lacan sembra la base sulla quale Zuzanna Janin
(Varsavia,
1964) organizza il suo lavoro. Ogni progetto della polacca sembra volto a
presentare uno spettacolo nel quale cultura postmoderna e identità dell’artista
dialogano in un serrato confronto/scontro, leggibile su diversi livelli.

I
cinque video presentati da Federico Bianchi, punto focale della mostra, sono a
questo proposito rappresentativi. Majka from the movie
è un found
footage
in cui scene del telefilm polacco Zalenstwo Majiki
Skowron
(che vede come protagonista l’artista stessa all’età di
quattordici anni) si intervallano a celebri capolavori della filmografia
occidentale e a scene di un video in cui la protagonista del telefilm Majka
vive nei panni della figlia Mel.

Il
primo filmato che introduce il progetto vede protagonista il celebre filosofo
Slavoj Zizek che, in una metropolitana
gremita, spiega alla giovane figlia dell’artista il ruolo dell’eroe e
dell’antieroe nella cultura moderna. Di seguito il progetto vero e proprio, in
cui la necessità di evidenziare la mutevole condizione del periodo
adolescenziale viene presentata allo spettatore tramite una sinfonia visiva di
immagini e suoni che fanno vivere al pubblico un continuo amarcord.

Zuzanna Janin - Obviously Cases of Madness Do Happen in Asylums This Isolated - 2010 - courtesy l’artista & Federico Bianchi Contemporary Art, Milano
Dark
side of the moon
riecheggia nelle
orecchie mentre sullo schermo si alternano immagini che vanno da Pulp
Fiction
a Ultimo tango a Parigi. Il nesso
che lega immagini tanto diverse tra loro è l’innescamento di parallelismi
visivi in cui temi come la femminilità, il sesso, la paura del mutevole e
inarrestabile trascorrere del tempo affiorano grazie a un linguaggio concitato
e ripetitivo.

Il
progetto pare un flusso di coscienza frame by frame
, uno
spettacolo frammentario privo di continuità narrativa, in cui la diegesi è
volutamente discontinua e dove il trait d’union è dato dalle riprese della
figlia Mel alla guida di un’auto o affannosamente in corsa tra moli e paesaggi
marittimi. L’incalzante dialogo tra i grandi registi del Novecento e il viaggio
spazio-temporale della protagonista evidenziano l’urgenza di un confronto tra
l’immaginario collettivo della cultura occidentale e la difficile ricerca di
identità nella società moderna.

Zuzanna Janin - Silence (60min + 90 min) - 2010 - cm 120x30x30 - ed. di 3
Accanto
al progetto video, la galleria ospita un’installazione che prende spunto dal
romanzo Solaris
di Stanislaw Lem. Grazie al suo
linguaggio intermittente e indefinito, Janin insinua nello spettatore domande
sull’esistenza e sul carattere indefinito del mondo in cui ci troviamo a
vivere, sulla nostra cultura visiva e sui messaggi che traspaiono da essa.
Attraverso spazi indefiniti e mutevoli, citazioni e ripetizioni, l’artista
polacca invita a guardare al di là dell’apparenza, per cogliere l’essenza che
si insinua nella fitta trama della realtà.

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visitata il 12 giugno 2009


dal 3 maggio al 26 giugno
2010

Zuzanna Janin – Obviously
Cases of Madness Do Happen in Asylous This Isolated
Federico Bianchi Contemporary
Art

Via Imbonati, 12 (zona Maciachini) –
20159 Milano

Orario: da martedì a sabato ore 13-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0341289202; info@federicobianchigallery.com; www.federicobianchigallery.com

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