Stefano Arienti (Mantova, 1961), artista concettuale post poverista, debutta in occasione della collettiva ospitata nell’ex fabbrica Brown Boveri &C (1985) a Milano, dove incontra il suo primo maestro Corrado Levi, che di lui scrisse: «Ha imparato l’arte facendola».
L’artista ha studiato agraria, materie lontane dall’arte, non ha una formazione specifica, ma questa è la qualità che lo rende libero di sperimentare una materia “pensante”. Lavora sui materiali per realizzare sculture che svelano quello che non c’è . È un curioso, appassionato di storia dell’arte antica, moderna e contemporanea, musei e letteratura, Tony Cragg e Luciano Fabro.
Le sue opere girano intorno al concetto di sedimentazione del tempo. Si caratterizza per la capacità di trasformare materiali poveri in nuovi soggetti, reinterpretandoli per dare loro un nuovo significato. Ogni lavoro traduce un’idea complessa in forme semplici e ogni volta riesce a sorprendere per una poetica dotata di una profonda leggerezza.
L’artista nelle due sale dello Studio Guenzani a Milano, ha realizzato un ciclo di carte che sono il frutto di diverse lavorazioni, traforando il manifesto, con l’obiettivo di trasferire l’immagine nell’argilla ancora morbida, seguendo le linee e i contorni principali dell’immagine del manifesto. Nella prima sala ci sono le carte traforate di cui si riconoscono i soggetti “pop”, ispirati alla storia dell’arte: Picasso, Matisse, Mucha, Klimt, Botticelli, trasformati in prodotti di consumo dai poster da collezione in vendita nei bookshop dei musei o nei mercatini. Decontestualizzate e rielaborate in chiave concettuale da Arienti, queste immagini, non sono copie, ma opere autoreferenziali dal disegno pulito, rarefatte, che rivelano la sua abilità manuale, senza scadere in una banale citazione del passato. Osservate bene le opere su carte e scoprirete che sono esposte mostrando il retro, caratterizzato da una superficie bianca, e in questo modo l’immagine risulta più intesa, algida e insieme solida, paradossalmente smaterializzata.
La tecnica della traforatura è già stata sperimentata dall’autore negli anni ’80. Nel 1989 realizzò anche una grande scultura in terracotta declinata in centinaia di mattoni. A Venezia Massimiliano Gioni nel suo “Palazzo Enciclopedico”, per la 55° edizione della Biennale d’arte non l’ha invitato, ma la formazione enciclopedica di Arienti si rappresenta con 230 fogli di carta traforati e Copertine (2012) nella galleria Marignana/Arte, che ha inaugurato la stagione espositiva con una personale dedicata all’artista mantovano per nascita e mentalmente nomade.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visitata il 23 maggio
Dal 23 maggio al 26 luglio 2013
Stefano Arienti – Manifesti
Milano, Studio Guenzani –Via Eustachi 10 20129
Orari : da martedì al sabato 15-19.30- mattina su appuntamento
Info: t: 02.29409251 info@studioguenzani.it